Ticino

Aiuti alla stampa, per il governo bastano quelli di Berna

Secondo il Consiglio di Stato la mozione Jelmini ‘per un’informazione a km 0’ sarebbe di fatto evasa. Delusa l’Associazione ticinese dei giornalisti

(archivio Ti-Press)

“Viste le specifiche misure messe in campo nell’ambito della Legge Covid-19 nonché le evoluzione del dibattito in corso alle Camere federali (il Nazionale ha deciso un credito di 150 milioni di franchi l’anno, per i prossimi cinque anni, a favore di stampa, tv, radio e siti web, ndr), vi invitiamo a ritenere la mozione in oggetto evasa”. Sono le conclusioni del Consiglio di Stato al rapporto sulla mozione presentata da Lorenzo Jelmini (Ppd), primo firmatario e appoggiata da Tatiana Lurati Grassi (Ps); Marco Noi (verdi); Amanda Rückert (Lega) e Alessandro Speziali (Plr) lo scorso anno e che chiedeva ‘un sostegno ai media locali: per un’informazione a km 0’. La mozione partiva da iniziative analoghe attuate nel Canton Vaud da parte del governo locale e da proposte simili nel Canton Berna. La mozione era stata presentata poco prima che scoppiasse la pandemia e che ha complicato ancora di più le cose. Di fatto il Consiglio di Stato si rimette a quanto decideranno le Camere federali. L’unica concessione è l’invito da parte del governo agli enti pubblici e parapubblici a privilegiare la stampa locale (cartacea e online) per quanto riguarda le inserzioni pubblicitarie e di lavoro. Richiesta giunta lo scorso ottobre da parte dell’associazione Stampa Svizzera.

L’Associazione ticinese dei giornalisti (Atg-Impressum) non è soddisfata della posizione del Consiglio di Stato. “La mozione Jelmini e cofirmatari era stata presentata prima dello scoppio della pandemia e che chiedeva di alle autorità ticinesi di sostenere la stampa locale così come fanno fatto nel recente passato altri cantoni, come Vaud, Friburgo e Berna”, afferma Roberto Porta, presidente dell’Atg citato in una nota. Già prima della pandemia la stampa soffriva di un’importante perdita di introiti pubblicitari. “Da parte dell’Atg c’è delusione nel costatare che il governo ticinese rifiuta di fatto di entrare in materia, facendo leva sugli aiuti federali”. “Questo significa - si continua – sopravvalutare la portata di quegli stessi aiuti, certamente utili ma minimi rispetto ai bisogni reali del settore”. Per questo l’Atg si “sarebbe perlomeno aspettata che il governo ticinese decidesse di valutare l’opzione di un suo contributo, come del resto ha deciso di fare in favore di altri settore del tessuto economico locale”.

La parola il rapporto e la relativa mozione verranno ora attribuite a una commissione del Gran Consiglio. Sarà quindi il parlamento a decidere in ultima istanza il destino di questo atto che il “il governo ha deciso purtroppo di cestinare”, conclude l’Atg.