Ticino

GastroTicino chiede di riaprire i ristoranti il 15 marzo

L'associazione, tramite una lettera inviata al Consiglio di Stato, chiede di "trasmettere a Berna proposte decise che consentano di salvare il settore"

20 febbraio 2021
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C'è preoccupazione in seno a GastroTicino. A seguito della decisione del Consiglio federale di non riaprire i ristoranti il primo marzo, l'associazione ha inviato una lettera al Consiglio di Stato nella quale chiede di "farsi portavoce del dramma che si sta consumando nei settori della ristorazione e albergheria ticinesi". Dramma che "sta provocando un forte nervosismo con sempre più voci che si levano a favore di proteste plateali. Proteste che sinora siamo riusciti a evitare, convinti che solo il dialogo con le autorità possa portare a risultati che possano soddisfare le esigenze della salute pubblica e dell’economia", si legge nella lettera, firmata dal Presidente Massimo Sutter e dal Direttore Gabriele Beltrami.

Nel suo comunicato GastroTicino pone l'accento sulle importanti risorse investite per rispettare piani di protezione all’avanguardia e per il materiale necessario all’igiene accresciuta. Inoltre, prosegue la missiva, "in base a studi ed esperienza sul campo, non ci sono dati certi che i ristoranti siano “untori” e non capiamo la discriminazione rispetto ai negozi che potranno riaprire, nonostante si sia visto che il numero dei contagi è iniziato a diminuire da gennaio, solo quando sono stati chiusi i commerci non indispensabili". Stesso discorso "vale per le terrazze sulle piste da sci".

Riaprire i ristoranti il 15 marzo
GastroTicino chiede dunque al Cds di condividere la propria domanda al Consiglio federale di poter riaprire le aziende della ristorazione - pur con tutte le misure di protezione necessarie – "al più presto e possibilmente dal 15 marzo, in modo da non perdere il periodo pasquale, molto importante per lanciare la stagione". Qualsiasi altra soluzione che preveda aperture tardive, "darà il colpo di grazia al settore. Anche la sola apertura delle terrazze porterebbe solo a situazioni di discriminazione tra imprese e non sarebbe economicamente la soluzione ideale"

L'associazione ribadisce poi l' urgenza di intervenire con sollecitudine sui seguenti temi: la percentuale del 40% per i casi di rigore, ritenuta troppo elevata; lavoro ridotto e indennità perdita di guadagno, dove esistono distorsioni che "vanno corrette immediatamente" e, infine, tutte le start-up locali (che hanno aperto dopo il 1° marzo 2020), le quali non possono ad oggi ricevere aiuti e "sono al collasso". Si chiede inoltre "di invitare la Confederazione a rivedere anche il termine di un mese di attesa per assumere nuove decisioni, secondo noi troppo lungo. Riteniamo che un periodo di 2-3 settimane sia più che adeguato".