Ticino

Condanne per 18 ’ndranghetisti, agganci anche col Ticino

Fra i fatti emersi nel corso dell'inchiesta anche una storia a luci rosse, ricattato un 52enne ticinese di Morbio Inferiore

(Ti-Press)
15 febbraio 2021
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Condanne per oltre duecento anni di carcere per 18 imputati, con un massimo di 20 anni per quattro soggetti, accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e acquisizione indebita di esercizi pubblici. I reati sono stati commessi con l’utilizzo del metodo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi e associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Le accuse sono riferite a fatti che si sono consumati soprattutto fra Como e Cantù, nel periodo in cui la ’ndrangheta aveva messo le mani sui locali notturni.

Le richieste di condanne sono state formulate, in sede di udienza preliminare che per motivi di sicurezza si tiene nell’aula bunker del carcere San Vittore di Milano, dalle pm antimafia della Dda Sara Ombra e Cecilia Vassena. Quasi tutti gli imputati, incominciando dai cugini Umberto e Rocco Cristello per la Dda di Milano, guidata dal procuratore aggiunto Alessandra, sono affiliati alla famiglia ’ndranghetista Cristello, della locale di Giussano-Mariano Comense, con agganci in Ticino, come era chiaramente emerso in precedenti inchieste. Quella di cui si discute nell’aula bunker di Milano (dopo la requisitoria dell’accusa, sono iniziate le arringhe difensive dei legali degli imputati, sorpresi per le pesanti richieste di condanna, considerata la riduzione di un terzo della pena per il rito abbreviato) è un’inchiesta che ha confermato la presenza, a ridosso del Canton Ticino, della malavita organizzata di stampo calabrese.

Al centro dell’indagine la gestione della sicurezza dei locali notturni dei territori lariani, discoteche e pub tra Como, Erba e Cantù ma anche Monza e Milano. Secondo l’antimafia di Milano la ’ndrangheta controllava i locali notturni con ”l’imposizione di ditte di sicurezza di copertura, dietro le quali si sarebbero celati soggetti appartenenti alla malavita organizzata”. Le estorsioni avevano lo scopo di aiutare chi era in carcere: ”Tutti i mesi bisogna mandare un regalo agli amici che purtroppo non ci sono più a lavorare con noi (dice un imputato intercettato, ndr) e hanno bisogno giustamente di mangiare, no?”. Fra i fatti emersi nel corso dell’inchiesta anche una storia a luci rosse, vittima un 52enne ticinese, di Morbio Inferiore. All’uomo, ricattato per avuto rapporti sessuali con ragazzi molto giovani, è stata estorta una somma complessiva di 30mila euro.