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Caverzasio: 'In Gran Consiglio si arrivi con rapporti solidi'

Il presidente del parlamento, dopo le polemiche su tariffe medico del traffico e congedo parentale, ribadisce l'importanza dei lavori in commissione

Ti-Press
4 febbraio 2021
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Il recente pasticcio sull’aumento delle tariffe del medico del traffico è solo uno dei casi recenti in cui una volta che il tabellone luminoso del Gran Consiglio ha certificato il via libera a questa o quella proposta sono iniziate le discussioni, a volte, addirittura sul ‘cosa’ si sia appena votato in Aula. Proposte collidenti, per alcuni, con il diritto superiore: l’applicazione di ‘Prima i nostri!’, l’iniziativa Ppd sul controllo sistematico dei permessi legato alle condizioni salariali, la Legge sulle imprese artigianali con il relativo albo, l’iniziativa Udc sulle prestazioni del medico del traffico tornata alla ribalta in questi giorni dopo la pubblicazione del documento del Centro universitario romando di medicina legale, il congedo parentale votato nell’ultima sessione parlamentare che desta qualche dubbio per l’applicazione nel settore privato. Gli esempi non mancano. Così come i dubbi.

«Sarebbe importante essere certi di arrivare in Aula con oggetti che hanno raggiunto una maturazione tale da non costringerci a pentirci di aver sottoposto al Plenum temi che avrebbero richiesto approfondimenti supplementari» afferma a colloquio con ‘laRegione’ il Presidente del Gran Consiglio Daniele Caverzasio (Lega). Che aggiunge: «È questo il convincimento che i membri delle commissioni parlamentari devono avere; quando si firma un rapporto non deve essere perché figlio di una pressione anche politica, ma perché è stato da tutti i punti di vista ritenuto il momento più corretto».

D’accordo, ma le ultime vicende stanno facendo sorgere qualche dubbio che questo succeda. Come giudica, da presidente del Gran Consiglio, questi dibattiti post-votazione da parte del parlamento?

Senza dubbio il discorso dovrebbe essere affrontato già in sede commissionale, con i dovuti approfondimenti giuridici e politici. Ricordo comunque che per il nostro Stato di diritto tutte le decisioni possono sottostare a ricorsi o referendum. Alla fine possiamo chiedere tutti i pareri giuridici possibili, ma in caso di ricorso l’ultima parola spetterà comunque al tribunale competente. Come abbiamo ad esempio visto con la tassa di collegamento.

Quali correttivi possono essere messi in atto per migliorare la situazione?

L’articolo 33 della Legge sul Gran Consiglio parla chiaro: tutte le commissioni parlamentari possono già oggi disporre, a sostegno del proprio lavoro, del Consulente giuridico, degli specialisti dell’Amministrazione cantonale, oppure ancora possono avvalersi di consulenze e perizie esterne qualora ritenuto necessario. Gli strumenti già ci sono; sta semmai alla sensibilità di ogni commissione individuare eventuali problematiche o debolezze e sottoporle agli specialisti per gli approfondimenti del caso.

Alle volte si ha la sensazione che ci sia una fretta eccessiva nell’uscire con rapporti commissionali non solidissimi, altre volte, come con il congedo parentale, il tema è stato per anni in commissione salvo esplodere il giorno della votazione in Aula. Qual è il suo pensiero a riguardo?

Alcune volte, col senno di poi, si sarebbe potuto approcciarsi diversamente alla tematica, approfondendo in modo più specifico qualche dettaglio. Tornando alla sua domanda concernente il congedo parentale, rammento che il Gran Consiglio ha votato un principio. Spetterà in seguito al Consiglio di Stato procedere agli approfondimenti giuridici del caso. Ribadisco comunque l’importanza di andare sempre al voto quando le questioni da trattare hanno raggiunto la necessaria solidità, sia politica sia giuridica.

Michele Foletti, nel suo discorso di commiato dalla presidenza del Gran Consiglio nel maggio 2013, pose la questione se il parlamento di milizia fosse ancora sostenibile per la mole di impegno e dedizione che necessita la carica. Quella di Foletti è una riflessione che si pone anche per lei?

Io difenderò sempre il nostro essere parlamentari di milizia, perché ciò comporta un contatto naturale e diretto con la società e ci permette, grazie alle esperienze di tutti i giorni, di meglio comprendere i problemi e le necessità della gente, mettendo a disposizione il nostro vissuto. Non bisogna comunque dimenticare che a sostegno del parlamento l’Amministrazione cantonale fornisce già diversi tipi di aiuto: in particolare i Servizi del Gran Consiglio, i segretari delle commissioni, il Consulente giuridico del Gran Consiglio sono a disposizione e offrono a noi deputati un valido supporto. Gli elementi ci sono, poi la fretta è spesso cattiva consigliera...

Lei parla di possibilità di referendum e di tribunali che eventualmente possono sentenziare e dirimere. Non c’è bisogno, invece, di una politica che torni al proprio primato, anche decisionale? Con, si spera, decisioni quanto più solide possibili?

In realtà, la nostra è una politica di concordanza, una politica del compromesso. Di conseguenza le soluzioni adottate non metteranno sempre tutti d’accordo e potrebbero magari anche creare qualche problema dal profilo giuridico. È inevitabile. 

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