Il pg Pagani: gli agenti possono entrare e verificare solo col consenso dell’inquilino, altrimenti devono chiedere al magistrato l’ordine di perquisizione
Cinque. È il numero superato il quale può scattare la sanzione pecuniaria anti-Covid. Quella multa disciplinare, il cui effetto deterrente deriva o dovrebbe derivare dalla sua immediata applicazione, che da lunedì scorso in Svizzera le forze di polizia hanno nuovamente la possibilità di infliggere quando constatano assembramenti con più di cinque persone. Un limite che non risparmia appartamenti e case. La domanda è inevitabile: la polizia, alla quale è stata segnalata la presunta presenza di un numero elevato di persone in un’abitazione, può poi verificare la situazione all’interno dell’appartamento o della villetta, all’interno quindi di uno spazio privato? In altre parole, può entrare e controllare anche se l’inquilino o il proprietario non acconsentono? «No - risponde il procuratore generale Andrea Pagani, interpellato dalla ‘Regione’ -. No, a meno che non vi sia appunto il consenso del detentore del diritto al domicilio privato». Insomma, le forze dell’ordine non possono... buttare giù la porta. Qualora si vedesse negato l’accesso, la polizia «potrebbe rivolgersi al magistrato, ovvero al procuratore pubblico di picchetto, per chiedere un ordine di perquisizione - spiega il pg -. Spetterà al procuratore valutare la fattispecie e stabilire, seguendo il principio di proporzionalità, se vi siano gli estremi per accordare il mandato. L’emissione di un ordine di perquisizione presuppone l’apertura di un procedimento penale concernente, in questi casi, una presunta contravvenzione. Si passerebbe così dalla procedura disciplinare a quella ordinaria».
Non c’è dunque quel diritto d’ispezione riconosciuto alle forze dell’ordine per poter eseguire controlli negli esercizi pubblici come bar e ristoranti. O all’interno dei locali dove si esercita la prostituzione. Questi sopralluoghi possono essere eseguiti anche senza un mandato di perquisizione della magistratura... "La Polizia cantonale e, su sua delega, la polizia comunale, come pure i funzionari dell’autorità cantonale (...) possono verificare che l’esercizio della prostituzione sia svolto conformemente alla legge o al regolamento", afferma la legge cantonale sulla prostituzione.
Da lunedì 1. febbraio, come scritto, multe disciplinari per chi non indossa la mascherina in determinati luoghi o non rispetta il divieto di assembramento con più di cinque persone: quanto agli importi si va da cinquanta a cento, sino a duecento franchi. Possono essere irrogate sia dalla Polizia cantonale sia dalle polizie comunali. «Fino ad oggi non abbiamo elevato contravvenzioni, ma è chiaro che i casi di palese violazione, nei quali è manifesta la volontà di non osservare le norme, verranno sanzionati», assicura il comandante della Comunale di Locarno Dimitri Bossalini, già presidente dell’Associazione delle polizie comunali ticinesi. Prematuro stilare un bilancio. «Non abbiamo ancora il dato riguardante il numero delle multe inflitte in questi primi giorni: la Polizia cantonale farà prossimamente un bilancio unico», dice alla ’Regione’ Orio Galli, subentrato a Bossalini alla testa dell’Apcti. «I controlli sono gli stessi di prima. La differenza - aggiunge Galli - è che in precedenza si trattava più di informare e di fare pertanto prevenzione. Se poi il caso non poteva essere risolto a parole o sensibilizzando le persone, allora si doveva agire con la procedura penale e quindi chiamare i colleghi della Polizia cantonale». Procedura penale, con conseguente intervento dell’autorità giudiziaria, in primis il Ministero pubblico. «Adesso è come una multa di parcheggio: se pagata la cosa si conclude lì», riprende Galli.
Il cambiamento dell’Ordinanza federale, che ha ridato alle forze di polizia la competenza di sanzionare direttamente coloro che violano le disposizioni per arginare la diffusione della pandemia, non ha sostanzialmente modificato il lavoro delle polcomunali. «I giri di controllo rimangono i medesimi – sostiene il presidente dell’Associazione delle polcom –. Si continua a fare maggiori verifiche nei luoghi sensibili, come le fermate dei mezzi di trasporto pubblico o le scuole. Sinora comunque non riscontriamo grosse problematiche e non registriamo maggiori interventi legati all’ordinanza Covid-19 rispetto al periodo precedente, quando non avevamo lo strumento delle multe disciplinari. Le norme sono percepite bene dalla popolazione e in linea di massima rispettate, con qualche eccezione ovviamente». Alcune zone sono infatti più sensibili: «I luoghi dove ci sono stati problemi sono la ‘pensilina’ di Lugano, le stazioni ferroviarie, i mezzi pubblici o la zona degli aperitivi di Bellinzona. Sono però situazioni che ci portiamo avanti già da prima dell’arrivo delle multe disciplinari. Come in passato, la polizia procederà a controlli specifici nei punti sensibili. Tuttavia per vedere come sarà la situazione con lo strumento delle multe disciplinari dobbiamo aspettare il weekend».
C’è di più. «Il provento delle multe Covid emesse su tutto il territorio ticinese dai vari corpi di polizia verrà, come è stato fatto in occasione del primo lockdown, raccolto centralmente dal Cantone per il tramite della Polizia cantonale e in seguito devoluto in beneficenza o utilizzato per specifiche necessità finanziarie nella lotta al coronavirus», ricorda Galli.