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Variante inglese, Merlani: 'Meglio chiudere pure gli ospedali'

Il medico cantonale spiega così la decisione di sospendere le visite oltre che nelle case anziani, anche nei nosocomi e nelle strutture per disabili

Ti-Press
15 gennaio 2021
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«Può succedere anche in ospedale», ha spiegato il medico cantonale Giorgio Merlani, interpellato da ‘laRegione’ in merito alla decisione di sospendere le visite, oltre che nelle case anziani, pure negli ospedali e nelle strutture per disabili, in seguito al focolaio di variante inglese rilevato lo scorso mercoledì alla casa di riposo di Balerna. Da nostre informazioni, comunque, risulta che i rientri a casa dagli istituti per disabili sono possibili. La misura, in vigore a partire da domani fino almeno al 7 febbraio, vuole prevenire nuovi focolai legati alla variante inglese, proteggendo in particolare le fasce a rischio. L’obiettivo è di portare avanti la già avviata campagna vaccinale, evitando di vanificare gli sforzi finora intrapresi.

Dottor Merlani, già si vociferava di una possibile chiusura delle case anziani. Come mai è stato deciso di estendere questa misura anche a ospedali e centri per disabili?

La vastità e la rapidità con le quali si è esteso il focolaio della casa anziani di Balerna ci hanno spinto a fare delle riflessioni su eventuali nuovi protocolli e dispositivi di protezione individuale. A partire proprio dalle case anziani, anche perché tra tre settimane faranno il secondo giro di vaccinazione. Vogliamo impedire a tutti i costi dei focolai in questo periodo, perché complicherebbero la somministrazione della seconda dose (sia per motivi organizzativi, sia per l’impossibilità di vaccinare in caso di malattia acuta). Il che sarebbe devastante. Avere poi dei focolai e dei decessi adesso sarebbe davvero un grande peccato. Secondariamente, ci siamo detti, visto che è una decisione quasi provvisoria, chiudiamo, raffreddiamo tutto. Alla fine, il rischio che la seconda variante si infiltri c’è anche in ospedale. Di recente ci sono stati due focolai in ospedale, uno a Bellinzona e uno a Lugano. Il dubbio, alla luce del caso di Balerna emerso l’altro giorno, è che anche lì ci fosse lo zampino della variante inglese. Adesso che sappiamo che questa variante è nella comunità, che è entrata in casa anziani senza che ci fosse un chiaro legame con l’Inghilterra, o almeno non ancora riconosciuto, significa che questo può succedere anche in un ospedale. «Dov’è il limite?» è la domanda che ci siamo posti. Meglio quindi chiudere ovunque. La notizia positiva è che questa misura sarà limitata nel tempo. Nelle case di riposo tra tre settimane, massimo quattro, dovremmo essere protetti al 90%. A quel punto negli ospedali dovremmo avere maggiori conoscenze scientifiche. L’obiettivo è di mettere uno stop e di osservare l’andamento epidemiologico. E poi vedremo.

C’è quindi una possibilità che i focolai recentemente rilevati negli ospedali ticinesi, a Bellinzona e Lugano, fossero riconducibili alla variante inglese?

Non c’era nessun indizio che ci fossero delle varianti. Ora però, per onestà, dobbiamo porci questa domanda. È possibile che si fosse trattato di quello. Uno studio svizzero ha rilevato che su 1'500 test positivi fatti nel corso di dicembre, nei giorni attorno a Natale, sei erano da ricondurre a casi di variante inglese. Basandoci su questo dato è improbabile che dei focolai tra fine novembre e inizio dicembre fossero da imputare a quello. Stiamo però facendo un’analisi retroattiva per appurarlo.

Quanto sta aumentando il timore per queste nuove varianti?

Si sa che la variante inglese è molto più contagiosa, quindi la preoccupazione è tanta, soprattutto a livello di salute pubblica e diffusione sul territorio. E di riflesso rispetto a un eventuale impatto sugli ospedali. Poi ora abbiamo visto i suoi effetti. A Balerna in quattro giorni ha colpito metà del personale e due terzi degli ospiti. Da questo profilo è veramente devastante.

Per gli anziani che si trovano a casa, come possiamo proteggerli maggiormente dalle nuove varianti?

La soluzione migliore è ancora il distanziamento sociale. Per questa categoria di persone uscire e infettarsi adesso sarebbe ancor peggio; siamo veramente a un passo dal vaccino. Lancio un appello a tutti gli anziani: avete tenuto duro fin qua, stringete i denti ancora tre-quattro settimane, che poi le cose cambieranno. Esporsi al rischio adesso significherebbe pagare un prezzo troppo alto. La prospettiva del vaccino deve essere un elemento di speranza a cui gli anziani si possono aggrappare.

Con il vaccino, siamo ottimisti?

I dati dell’efficacia del vaccino, anche sulla variante inglese, sono buoni. È quindi fondamentale poter avere un numero importante di dosi e portare avanti le campagne vaccinali in maniera efficace e con tempi adeguati. Gli inglesi stanno vaccinando bene quindi potremo osservare anche lì, su grandi numeri, l’evoluzione a livello di salute pubblica.

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