laR+ Misure anti-Covid

‘A Berna chiediamo chiarezza e celerità’

Per Norman Gobbi, presidente del Consiglio di Stato, sarebbe meglio se Berna dichiarasse la situazione straordinaria

Norman Gobbi, presidente del CdS (archivio Ti-Press)
11 gennaio 2021
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«So che ci sono dei contatti tra l’autorità federale e la Conferenza dei direttori dell’educazione pubblica, ma il tema dell’eventuale chiusura delle scuole non era contemplato dalla consultazione di questo weekend», risponde Norman Gobbi, presidente del Consiglio di Stato che ribadisce la richiesta di introdurre nuovamente, a livello federale, lo stato di situazione straordinaria. Oggi siamo a quella particolare. «Sarebbe meglio che le decisioni su chiusure e restrizioni in ambito Covid fossero prese a livello nazionale, lasciando ai Cantoni l’applicazione delle stesse con – come avvenuto la scorsa primavera – una cosiddetta finestra di crisi a seconda dell’evoluzione locale della pandemia», continua il presidente del governo ticinese.

«La cittadinanza rischia di essere confusa», afferma Gobbi. «Non si capisce più se è già stata presa una decisione o no, aggiungendo incertezza in un momento già difficile di per sé».

Mercoledì scorso il consiglio federale ha annunciato le proposte, due giorni dopo la bozza con le misure restrittive – fondamentalmente il prolungo delle chiusure di bar, ristoranti e attività culturale e del tempo libero – è arrivata sul tavolo dei rispettivi governi cantonali e due giorni dopo ancora le risposte locali all’indirizzo di Berna. «Sinceramente si creano problemi di comunicazione», commenta ancora Gobbi. Da qui la richiesta della situazione straordinaria «L’obiettivo è proprio quello di accelerare i processi decisionali in un periodo in cui i cittadini sono disorientati e affaticati a ormai quasi undici mesi dallo scoppio della pandemia di coronavirus, mentre ora siamo entrati nel terzo mese della seconda ondata».

Per quanto riguarda invece gli aspetti finanziari, il Canton Ticino farà la sua parte con la gestione dei cosiddetti casi di rigore. La Confederazione, spiega Gobbi, dovrà però aumentare le risorse a favore dei settori colpiti, coadiuvata dai Cantoni. «Bar, ristoranti e attività di tempo libero (cultura e sport) rimarranno chiusi fino al 28 febbraio, praticamente 72 giorni di seguito. Ci saranno singole attività aziendali, ma tanti posti di lavoro che magari alla riapertura non ci saranno più, perché non ce l’hanno fatta a sopravvivere a un periodo così lungo di chiusura». «Quello che chiediamo come governo a Berna sono misure finanziarie rafforzate rispetto alle attuali, oltre che celeri e mirate a questi o altri settori che potrebbero essere interessati in futuro da chiusure».

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