Secondo i promotori i privilegi pensionistici non sono stati eliminati, ma addirittura aumentati. Il termine scadrà il prossimo 5 gennaio
Quella dei vitalizi dei consiglieri di Stato è un tema vecchio che sembrava risolto nel 2015 con la decisione, praticamente unanime di tutto l’arco parlamentare, di assoggettare i membri del governo all'Istituto di previdenza del Cantone Ticino. Non è così. «La legge sulla retribuzione e sulla previdenza professionale dei membri del Consiglio di Stato (LRetCds), questo il nome completo, approvata lo scorso 20 ottobre è da rimandare al mittente». È quanto chiede il Movimento per il Socialismo (MpS) che ha iniziato nei giorni scorsi la raccolta delle firme necessarie per chiedere un referendum. «Il periodo non è dei migliori per raccogliere le firme», spiega Pino Sergi durante una breve conferenza stampa. «Ma proprio perché siamo in questi tempi di pandemia, in cui si stanno per chiedere sacrifici importanti ai cittadini di questo Cantone, è importantissimo che sia il popolo a esprimersi su un tema che invece migliora la situazione personale dei cinque membri del consiglio di Stato perpetuando i privilegi che - a parole - si volevano eliminare, ma che sono addirittura aumentati», continua Sergi che fa degli esempi concreti.
«Con il primo gennaio del prossimo anno i consiglieri di Stato si vedranno aumentare il proprio salario di oltre 33mila franchi l’anno: dagli attuali 244’62 si passerà a 277’314 franchi», continua il coordinatore dell'MpS. Questo aumento è giustificato dalla maggioranza del Gran Consiglio con il fatto che ora i membri del governo dovranno contribuire alla loro previdenza futura. «Chi ha fatto questi calcoli non sa come funziona una cassa pensioni. Quel prelievo salariale in più si trasformerà in rendite più alte al momento del ritiro. Il vitalizio dei futuri pensionati, attualmente consiglieri di Stato in carica, aumenterà di 19’952 franchi l’anno: da 146’437 a 166’388 franchi l’anno», aggiunge Sergi. In aggiunta a ciò, «tra il momento del termine della carica e l’eta di pensionamento Avs (65 anni per gli uomini e 64 per le donne), percepiranno una rendita ponte di 22’465 franchi l’anno completamente illegale».
Inoltre, spiega invece il deputato Matteo Pronzini, «anche quando la legge appena approvata andrà a regime (non prima di 10-15 anni, ndr), i privilegi attuali non spariranno. Per prima cosa i futuri consiglieri di Stato del 2030-2035 riceveranno un salario più elevato (277'314 franchi l’anno), ma continueranno a ricevere 15mila franchi di rimborso spese ogni anno, quando è noto che non hanno nessun costo vivo ulteriore. Le trasferte nel cantone e fuori per ragioni di carica sono in realtà tutte coperte. Del futuro regime pensionistico l’MpS contesta anche il reddito ponte o indennità di uscita. «Con meno 55 anni di età e 12 anni di presenza in governo riceveranno un bonus di uscita pari a oltre 1,3 milioni di franchi», afferma Pronzini. Insomma, i tanto contestati vitalizi parametrati sugli anni di carica usciti dalla porta, rientrerebbero dalla finestra secondo l’MpS. Chi dismetterà i panni di consigliere di Stato dopo i 55 anni di età e 12 anni in governo, riceverà un reddito annuo di 133'111 franchi fino al pensionamento ordinario.
L’MpS torna inoltre sugli anni di contributi riscattati da alcuni consiglieri di Stato a «prezzi stracciati». «Una denuncia penale è ferma sulla scrivania del Procuratore generale da due anni. Eppure una perizia, fatta eseguire da uno dei massimi esperti in materia, arriva alla conclusione che la somma di riscatto per ognuno di questi anni - ammesso che sia legalmente possibile, dovrebbe essere tre volte superiore a quanto pagato e cioè 150mila franchi l’anno a fronte dei 50mila pagati», rilancia ancora Pino Sergi.
Meglio quindi la vecchia legge che in realtà è l’attuale? «Far rientrare anche i consiglieri di Stato sotto il cappello dell’Istituto di previdenza pubblico sarebbe stato più corretto e chiaro. Eliminando anche i barocchismi delle indennità di spesa e la rendita ponte Avs, sarebbe stata accettabile. È stato anche l’iniziativa popolare del Ps a portare a ciò, visto che proponeva sì di sottoporre i membri dell’esecutivo alla cassa pensioni, ma nel contempo chiedeva di aumentare i salari». conclude Sergi. Il termine per la raccolta delle firme scadrà il 5 gennaio 2021.