L'ha presentata il senatore dem Alessandro Alfieri. Il sindaco di Luino Pellicini: 'Una pulizia etnica amministrativa'
Gli atteggiamenti ostili che sarebbero stati messi in atto dal Dipartimento istituzioni nei confronti dei lavoratori stranieri in Ticino in relazione a concessione e rinnovo dei permessi, stando a quanto emerso dalla recente inchiesta giornalistica di Falò (Rsi), sono arrivati sulla scrivania di Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, dopo che il senatore dem Alessandro Alfieri ha presentato un'interrogazione per ''richiedere il massimo livello di tutela per i nostri connazionali coinvolti in questi fatti''.
L'iniziativa del senatore varesino, che per conto del governo segue da vicino i problemi transfrontalieri, fa seguito al durissimo attacco del sindaco di Luino Andrea Pellicini a Norman Gobbi. Pellicini, sindaco ancora per pochi giorni in quanto domenica e lunedì nel comune del Verbano si vota, per le amministrative, ha infatti rilasciato dichiarazioni molto pesanti a ''Varesenews.it''. Parla di ''pulizia etnica amministrativa contro i frontalieri'', per cui afferma che ''le nostre autorità statali e regionali devono far sentire le loro proteste: bisogna intervenire al più presto a difesa dei nostri connazionali per far cessare questi palesi abusi nell'interpretazione della legge''. A tanto il sindaco di Luino è arrivato dopo aver attentamente visionato il servizio di Falò, andato in onda lo scorso 3 settembre. Pellicini sostiene che ''il Dipartimento delle Istituzioni del governo ticinese, guidato da Norman Gobbi, politico della Lega dei Ticinesi, ha messo in pratica una vera e proprio ''caccia alle streghe'' nei confronti dei cittadini italiani che vivono in Ticino e nei confronti dei frontalieri''questo perché ''l'ufficio stranieri che dipende dal Dipartimento di Gobbi sta attuando una politica di 'pulizia etnica amministrativa' nei confronti dei nostri connazionali, respingendo moltissime richieste di rinnovo di permesso B e C e di permessi G per frontalieri''. Continua il sindaco di Luino: ''Non lo diciamo solo noi, ma anche molti partiti ticinesi che non si riconoscono nei metodi da stato di polizia usati dal Dipartimento di Gobbi. I nostri connazionali, soprattutto quelli che da anni hanno fissato in Ticino il centro della loro vita, vengono setacciati e fatti oggetto di perquisizioni all'interno delle loro abitazioni, perché la Polizia mira a verificare se vivono realmente in Ticino. Vi sono vere e proprie violazioni della privacy. Questi rapporti della polizia fanno scattare i dinieghi dei rinnovi dei permessi, con pregiudizio enorme per la vita di moltissime famiglie, molte delle quali non hanno le risorse economiche per fare ricorso. Non è possibile tollerare questi metodi''.