Il medico cantonale Giorgio Merlani: 'I giovani capiscano che protezione significa non solo proteggere sé stessi, ma anche i propri cari e gli amici'
“Due terzi dei nuovi casi trovati positivi al coronavirus a partire dal 1° luglio sono giovani sotto i trent’anni, più della metà di questi casi ha fatto viaggi all’estero e c’è un aumento da parte della mobilità dei ragazzi”. Insomma, nelle parole che il medico cantonale Giorgio Merlani affida alla ‘Regione’ c’è la sintesi del perché oggi il Dipartimento della sanità e della socialità ha aumentato dal codice blu a quello arancione il grado d’allerta, innescando così un cambio di passo riguardo alla campagna informativa di prevenzione alla popolazione. 36 nuovi casi di Covid-19 negli ultimi dieci giorni (oggi 2) e 450 quarantene disposte che non sono solo numeri. “Passiamo dal blu all’arancione perché è la tendenza a preoccupare”, spiega Merlani. Ed è una tendenza “inserita in un contesto: se io avessi tutte le frontiere chiuse, i locali chiusi e una settimana come questa con meno di dieci casi al giorno dovrei parlare di codice blu e di allentamenti. Ma siamo in una situazione con frontiere aperte, con tante occasioni di incontro e mobilità delle persone. E quindi dobbiamo dire che il trend è preoccupante, da qui la decisione di spingere maggiormente sulla sensibilizzazione”. Perché oltre i numeri “è l’insieme che conta”. E “la miscela rischia di essere esplosiva”.
Per questo, colorata di arancione, la campagna ‘Distanti ma vicini. Proteggiamoci. Ancora.’ segue il motto di ‘Prudenza. Sempre’. Una campagna che, soprattutto riguardo ai giovani, per il medico cantonale ha un messaggio fondamentale che deve passare. “Il concetto deve essere quello della protezione, e i ragazzi devono capire che non si tratta solo della loro: se si contagiano nella stragrande maggioranza dei casi a quell’età il decorso è blando. Ma il virus lo portano a casa, dai genitori, dai nonni, dai propri cari, lo passano ai propri amici. E proteggere significa rendersi conto che a volte si può essere poco sintomatici o asintomatici del tutto, e quindi occorre far di tutto perché non si propaghi il coronavirus”. Ma non solo. L’auspicio di Merlani è che si comprenda come “se si usa responsabilità, si possono fare feste e divertirsi. Ma se non si rispettano le misure si rischia che il problema non sia solo una festa cancellata, bensì locali chiusi: qualcosa che tutti vogliamo evitare”. Giovani e casi acquisiti all’estero, insomma.
Vista la buona rispondenza riguardo l’obbligo di mascherina nei mezzi pubblici è possibile che questo obbligo si estenda anche a tutti i luoghi chiusi, come misura di protezione? “Sappiamo che serve, la gente ha imparato benissimo a metterla. Se la maggior parte delle persone fa la cosa giusta non è necessario l’obbligo. Così non è stato per i mezzi pubblici, ma rilevo che dal primo giorno in cui è in vigore l’obbligatorietà della mascherina questa decisione viene rispettata” annota Merlani. Che sull’estensione ai luoghi al chiuso non chiude la porta: “Non lo escludo, se la situazione dovesse peggiorare verranno prese altre decisioni”.
Sui treni e sui bus ci sono molti turisti in arrivo dalla Svizzera tedesca e dalla Svizzera romanda. Turisti che hanno una percezione diversa da quella che abbiamo in Ticino, avendo vissuto sulla nostra pelle la prima ondata. Come sensibilizzare maggiormente? Magari con una campagna nelle lingue nazionali su media o cartelloni? “Può essere certamente un’idea - replica il medico cantonale -. La speranza è che passi il messaggio. Anche perché a oggi il Ticino non è il Cantone più colpito, abbiamo meno casi di zone dalle quali magari arrivano questi turisti. Speriamo davvero che valgano le parole della presidente del Consiglio nazionale Isabel Moret quando è venuta in visita a Bellinzona, e mi riferisco di quando ha chiesto scusa perché non è stato compreso subito il livello di emergenza che avevamo”.
Sul tema mascherine il Partito socialista ha preso carta e penna e ha scritto una lettera aperta al Consiglio di Stato chiedendo di “promuovere fattivamente l’utilizzo attraverso due azioni mirate”. Nel concreto, “attraverso le aziende di trasporto regionali finanziate dal Cantone, incentivare un servizio pubblico attrattivo mettendo a disposizione di tutti i passeggeri l’uso gratuito della mascherina chirurgica. Prevedendo dei sistemi efficaci per indurre gli utenti a smaltire la stessa in maniera sicura e rispettosa dell’ambiente”. Non solo, il Ps chiede anche “di mettere a disposizione gratuitamente un numero congruo di mascherine igieniche ai beneficiari di assistenza, prestazioni complementari Avs e Ai e ai beneficiari di sussidi di cassa malati”.