Non si placano le polemiche per la lettera che invita Roma e Berna a rivedere il trattamento tributario dei lavoratori della fascia di confine
La lettera sull'accordo fiscale per i frontalieri, firmata il 30 aprile scorso da Luciano Fontana (presidente della giunta Lombarda) e Christian Vitta (direttore del Dipartimento delle finanze e dell'economia), è fatta a pezzi da Lega e Forza Italia. Lettera che inviata a Roberto Gualtieri (ministro delle finanze) e a Ueli Maurer (capo del Dipartimento federale delle finanze) si fonda sull'intesa raggiunta da Italia e Svizzera nel dicembre 2015, mettendo fine all'imposizione fiscale sui frontalieri solo da parte della Confederazione, per cui ne discenderebbe che i frontalieri dovrebbero pagare le tasse in base alle aliquote Irpef vigenti in Italia. A queste condizioni per i frontalieri diventerebbe meno attrattivo il mercato del lavoro ticinese. Una delle quattro raccomandazioni suggerite da Vitta e Fontana, mira a incidere anche sul dumping salariale (tema caldissimo in Ticino). Ma come si diceva all'inizio la missiva di Fontana e Vitta rischia di rimanere lettera morta, essendo stata fatta a pezzi da esponenti di Lega e Forza Italia.
Nicola Molteni, parlamentare leghista canturino, ex sottosegretario all'Interno, strettissimo collaboratore di Matteo Salvini, in un comunicato, dopo aver ricordato di "essere stato uno di quelli che ha bloccato il famoso accordo parafato, sciagurato e maledetto, che avrebbe danneggiato i frontalieri'', derubrica la lettera di Vitta e Fontana, a ''semplice documento di lavoro'' formalizzato ''nel periodo sbagliato, avendolo fatto il 30 aprile, in piena pandemia, è stato assurdo''. Alessandro Fermi, forzista comasco, presidente del Consiglio regionale della Lombardia, considera ''utile instaurare un dialogo con le autorità elvetiche che parta dall'accoglimento della richiesta di riaprire le frontiere, ma da qui a rivedere l'intesa del 1974 ce ne passa''. Sia Molteni che Fermi sottolineano che ''la ratifica dell'accordo spetta solo e esclusivamente al Parlamento''. L'esponente forzista chiede quindi di ''evitare di affrontare adesso questo tema. Lo trovo particolarmente inopportuno, visti i tempi di emergenza sanitaria ed economica che stiamo attraversando''. Sia Fermi che Molteni sostengono che occorre ''mantenere in vigore le condizioni contenute nell'accordo del 1974'' anche per evitare che i ''Comuni di frontiera perdano l'accredito dei ristorni''. Soluzione che la Svizzera respinge con forza. Critiche oltre che dal Pd, anche dal Movimento 5 Stelle e sa +Europa: ''La Lega grida ai quattro venti ''Prima agli italiani'', ma quando si è dovuta confrontare con un'autorità estera, ha dimostrato tutta la sua inconsistenza e ignavia, accettando supinamente le richieste della controparte in Canton Ticino''. La sortita di Fontana mette d'accordo l'intero arco istituzionale. Una bocciatura senza precedenti.