Contact tracing: 24 persone in isolamento forzato e altre 44 in quarantena. Controlli agli esercizi pubblici riaperti: 142 casi di 'lievi mancanze'
«Oggi abbiamo deciso di prolungare lo stato di necessità fino alla fine di giugno», annuncia in apertura della conferenza stampa dall'aula del Gran Consiglio, il presidente del governo Norman Gobbi. «La situazione epidemiologica sta migliorando – aggiunge Gobbi –, ma dobbiamo imparare a convivere con il virus». Lo stato di necessità, spiega Gobbi, «permette al Consiglio di Stato prima di tutto di mantenere attivo lo Stato maggiore cantonale di condotta (Smcc). Inoltre ci consente di prendere ancora misure straordinarie che derogano alle leggi normali vigenti, soprattutto per quel che concerne le limitazioni che non sono previste su base legale formale, che potrebbero essere prese con una risoluzione governativa». Per il governo, ribadisce il direttore del Dipartimento delle Istituzioni (Di) si tratta «di una misura preventiva» visto il timing stretto prima della riapertura della frontiera italiana (3 giugno) e le relative «necessità di controllo». Secondo Gobbi il messaggio che deve passare alla popolazione è che «la lotta contro il virus non è ancora terminata».
Visto l'allentamento deciso dalle autorità federale per quel che riguarda le funzioni religiose, esse potranno nuovamente svolgersi in presenza anche in Ticinio, conferma il direttore del Di. La chiesa ticinese ha già predisposto un piano di protezione per il rispetto delle misure d'igiene e distanza sociale.
Dalla riapertura degli esercizi pubblici sono stati effettuati 864 controlli, indica Elia Arrigoni, responsabile dei Servizi generali della polizia cantonale. In 142 casi sono state riscontrate lievi mancanze, «che sono state corrette seduta stante», annota Arrigoni.
Le problematiche più frequenti, specifica Arrigoni, sono state: distanze sociale non mantenute sulle terrazze, consumazioni in piedi, aumento non giustificati dei posti esterni, ritardate chiusure e mancata disinfezioni di oggetti di uso comune.
«Vanno soprattutto evitate le interazioni tra i vari gruppi di clientela», segnala infine il capitano Arrigoni.
Al momento ci sono 24 persone in isolamento forzato e 44 in quarantena, indica Marina Lang, responsabile del Contact Tracing e psicologa della Polizia cantonale. «Ciò che facciamo è contattare quotidianamente le persone risultate positive, disporre l’isolamento e avviare l’indagine ambientale», spiega Lang. «L’indice dei contatti a rischio messi in quarantena è di 2/3 per ogni casi positivo – aggiunge la psicologa –. C'è stato però un caso che ha causato una decina di quarantene».
Nel tracciamento dei contatti c'è una distinzione tra quelli stretti ad alto rischio, i conviventi della propria economia domestica soprattutto o persone a contatto per più di 15’ senza protezione, e quelli a basso rischio. «Tutte le persone sulla lista vengono contattate telefonicamente per disporre la quarantena di 10 giorni al domicilio – osserva Lang –. Lo Stato maggiore ha predisposto una struttura per chi non riesce a rimanere in l’isolamento nel proprio domicilio».
Lang fa anche parte della task force di sostegno psicologico voluta dal dottor Merlani a inizio crisi. «Diamo principalmente supporto agli operatori sanitari e socio assistenziali –. Finora abbiamo ricevuto 250 richieste alla hotline». I campanellini di allarme più diffusi? «insonnia, scatti d’ira, eccessivo consumo d alcool e psicofarmaci».
«Delle 1'500 persone invitate a fare il test sierologico, 940 hanno confermato la propria disponibilità e di queste 200 l'hanno già effettuato – indica il medico cantonale–. Mentre altri 218 cittadini hanno rifiutato di partecipare».
«La sierologia ciò che ci dice è se la persona è entrata a contatto con il virus e se ha sviluppato gli anticorpi», spiega Merlani.