Ticino

Frontiera con l'Italia, coinvolgere il Ticino 'è fondamentale'

Francesco Quattrini, delegato cantonale per le relazioni esterne, è rimasto sorpreso dalla decisione di Roma di riaprire i confini a partire dal 3 giugno

Decisione 'unilaterale' da parte di Roma (Ti-Press)
17 maggio 2020
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A partire dal 3 giugno l’Italia riaprirà completamente le frontiere, se l’evoluzione della pandemia di coronavirus lo permetterà. Una «fuga in avanti» che «ha sorpreso tutti», afferma a ’laRegione’ Francesco Quattrini, delegato cantonale per le relazioni esterne. Infatti, settimana scorsa il Consiglio federale, annunciando la riapertura dei confini con Germania, Francia e Austria per il 15 giugno, non aveva indicato alcuna data per l’Italia, sottolineando come la situazione epidemiologica sia più complicata rispetto ad altri Paesi.

Sabato, la ’ministra’ di giustizia e polizia Karin Keller-Sutter ha definito la decisione di Roma "unilaterale", aggiungendo che “la Svizzera deciderà autonomamente se consentire il rientro di persone provenienti dall’Italia". Inoltre, “abbiamo avuto contatti con l’Italia la settimana scorsa, ma non si è parlato di questa riapertura”, ha precisato ai microfoni di Srf. Per la consigliera federale è chiaro che la decisione di Roma è dovuta anche alla pressione economica, in particolare del settore turistico. Sempre sabato la Segreteria di Stato della migrazione ha indicato che durante questa settimana, nell’ambito di colloqui bilaterali, Berna e Roma discuteranno come muoversi nella riapertura dei valichi. "È importante che ci coordiniamo in maniera stretta con il Canton Ticino, che è stato molto colpito dalla pandemia”, ha dal canto suo sottolineato Keller-Sutter, sostenendo un approccio coordinato con tutti gli stati confinanti.

Francesco Quattrini, è rimasto sorpreso anche lei dalla decisione dell’Italia di riaprire le frontiere?

Sì. Anche perché negli ultimi due mesi, dopo la chiusura parziale ma molto repentina dei confini, i messaggi che arrivavano dall’Italia sottolineavano come in Svizzera si andava troppo in fretta verso una fase di riapertura. Erano quindi più che altro segnali conservativi e prudenti. Dall’oggi al domani, Roma ha però deciso di riaprire totalmente le frontiere a partire dal 3 giugno in modo unilaterale, come è anche stato sottolineato dalla consigliera federale Karin Keller-Sutter. Il fatto è che si tratta di una decisione che non coinvolge solo l’Italia, ma anche altri Paesi compresa la Svizzera.

Sabato alla Rsi il presidente del governo ticinese Norman Gobbi si è detto preoccupato, in particolare per le eventuali conseguenze sulla situazione epidemiologica nel cantone. Conferma questi timori?

Non sono un esperto in pandemie, ma che ci sia preoccupazione è stato sottolineato sia dal presidente del Consiglio di Stato, sia dal medico cantonale [Giorgio Merlani, ndr]. Va sottolineato che pure a Berna lo hanno capito e infatti sia Keller-Sutter, sia il segretario di Stato della migrazione Mario Gattiker hanno affermato che nell’ambito di eventuali negoziati con l’Italia anche il Ticino sarà coinvolto. Questo è da un lato importante e dell’altro significa che si tratta di una preoccupazione condivisa.

Concretamente, il Ticino come si muoverà?

Durante questi due mesi di crisi la cooperazione con Berna è stata molto intensa e regolare (a tratti anche giornaliera). Quindi, essendo il Ticino avamposto vicino alla Lombardia e al Piemonte (le due regioni più toccate dalla pandemia), risulta logico che venga coinvolto. E ciò è fondamentale, anche perché il Cantone potrà così condividere la sua esperienza, portando anche proposte concrete per cercare di risolvere la situazione. Potrà inoltre contribuire a generare i giusti equilibri nelle scelte che andranno fatte in direzione di un’apertura generalizzata delle frontiere. Nelle prossime due settimane andranno trovate le giuste intese tra Svizzera e Italia o a livello istituzionale superiore. Il nocciolo della questione sarà capire come eventualmente adattare la legislazione per far sì che vi sia un'apertura controllata, gestita in modo sovrano e concordata fra tutti gli Stati coinvolti.