Ticino

Accordo Smcc-Rsi, 'giornalisti fra l’incudine e il martello'

La Giso torna sulla polemica sollevata dall'Atg in merito alla collaborazione di alcuni cronisti del servizio pubblico con lo Stato maggiore cantonale di condotta

Un classico di questo periodo: infopoint del governo a sala vuota (Ti-Press)
5 maggio 2020
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"Per tutta la durata dell'emergenza coronavirus, né la Rsi né le altre testate giornalistiche o altri media hanno dichiarato apertamente le condizioni di lavoro cui sono stati costretti: difficoltà di accesso alle conferenze stampa, difficoltà nel porre le domande, necessità di insistere nel caso di risposta vaga, eccetera". La questione viene posta dall Gioventù socialista (Giso), all'indomani della presa di posizione dell'Associazione ticinese dei giornalisti (Atg) in cui è stata segnalata la problematica collaborazione di alcuni cronisti Rsi con lo Stato maggiore cantonale di condotta (Smcc).  Alla luce di tutto ciò la Giso arriva a chiedersi se addirittura "alcuni giornalisti non abbiano subito controlli da parte delle autorità o, peggio ancora, minacce".

Secondo i giovani socialisti il "silenzio è un problema perché illude la popolazione che i giornalisti possano continuare a lavorare normalmente e che il diritto all’informazione sia garantito". 

"La Gioventù Socialista Ticino chiede che i giornalisti svizzeri tornino a criticare, quando necessario, le autorità e che tornino ad alimentare un dibattito trasparente, affrontando questa crisi nella totalità del loro ruolo, quali promotori dell’informazione", conclude il comunicato.