Ticino

Come il virus cambia la vita delle comunità religiose

Abbiamo fatto un viaggio attraverso le confessioni presenti in Ticino, scoprendo vite comunitarie che si evolvono. Accomunate da ascolto, aiuti e solidarietà

Ti-Press
1 aprile 2020
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Il coronavirus ci ha chiusi nelle nostre case. Chi con il telelavoro, chi con più tempo per sé e per i propri cari. Tutti, però, con ansie e preoccupazioni. Che vanno condivise, quando possibile. Per chi è credente (ma non solo), le varie comunità religiose in Ticino si sono subito adattate. "È un momento forte di comunione, questo. Le persone ci scrivono e ci chiamano per farci sentire la loro vicinanza e anche per dirci semplicemente grazie. E certo, non manca chi chiede giustamente aiuto e conforto", ci risponde monsignor Nicola Zanini, Vicario generale della Diocesi di Lugano. A loro "cerchiamo di rispondere alle email, ai messaggi, agli scritti e non facciamo mancare, se possibile, la nostra voce concreta sentendo al telefono chi ci interpella. Per tutti, ovviamente, c’è la vicinanza quotidiana nella preghiera".

Mons. Zanini: 'I fedeli ci chiedono preghiere, comprensione, solidarietà, luce e conforto'

Quali sono i principali bisogni dei fedeli, confrontati con questa pandemia? "Le persone chiedono preghiere, comprensione, solidarietà, luce e conforto - risponde Zanini -. I messaggi che ci arrivano dopo le celebrazioni del Rosario, dopo le omelie e le interviste del Vescovo, mi fanno capire che questa è la sete dei fedeli in questo momento preciso. Un’acqua, la parola di Mons. Lazzeri, sentita da molti preziosa, quale sostegno dentro la fatica di queste settimane".

In più, c'è la difficoltà dell'essere vicini ai malati: chi ha contratto il virus è chiuso in casa, o in ospedale. Chi soffre già di alcune patologie rischia maggiormente di infettarsi. Come comportarsi? "Vorremmo sinceramente fare molto di più, ma l’oggettività della situazione non ci permette di essere, come desidereremmo, più vicini a chi ha il cuore ferito per la malattia o per la morte di una persona cara. Il balsamo della preghiera, la consolazione e la vicinanza attraverso una telefonata o una video chiamata è quanto ci è dato di fare. Con tutte le prevenzioni necessarie, incontriamo anche gli stretti familiari dei defunti. Di più non ci è dato di fare, se non attraverso alcuni preti che sono “al fronte”, negli ospedali, come cappellani aggiunti. Ci rappresentano tutti e li ringraziamo di vero cuore". Nel suo messaggio al popolo ticinese, il Vescovo Valerio Lazzeri ricorda: "Non è l'ora dello sconforto, ma quella in cui siamo chiamati a vivere l'amore più intenso, la speranza più radicale, la comunione che ci unisce e niente potrà mai spezzare, neanche un virus subdolo e insidioso come quello che insieme stiamo combattendo".

Tognina (Comunità evangelica): 'Si riscopre quanto è bello dare, oltreché ricevere'

"La gente ha bisogno di vicinanza, di attenzione, di sapersi parte di una comunità. Di non essere lasciati soli, dimenticati" afferma il teologo evangelico e giornalista Paolo Tognina. "Chi deve rimanere chiuso in casa ha bisogno della sicurezza che qualcuno pensa a loro. Il contatto con social media e web funziona molto bene, ma è importante notare come ci sia un recupero di gesti, parole, piccoli interventi che spesso nella vita normale non ci si rende conto di quanto siano importanti. Ora emergono".

E Tognina fa un esempio, tenero e delicato: "Ieri ho telefonato a uno dei lettori con cui lavoro da tantissimi anni, dopo due secondi si è messo a piangere dalla commozione e dalla gioia". Questa emergenza, riprende il teologo evangelico, è "sta facendo riscoprire quanto sia bello anche dare, oltreché ricevere. In alcune comunità i ragazzi del catechismo scrivono lettere agli anziani, tutti immaginando che siano i loro nonni: son piccole cose ma fanno tornare il gusto del sapore di comunità". Sarebbe tanto bello, conclude, "che un po’ di queste esperienze possano valere anche dopo l’emergenza: quante volte abbiamo detto che dobbiamo rallentare i nostri ritmi, riscoprire il senso delle cose".

Il rabbino Kantor: 'Abbiamo trasformato la casa in un luogo di preghiera'

La vita è cambiata per tutte le comunità, si diceva. "Noi abbiamo scoperto subito l’importanza di usare app di video, così abbiamo ancora tanti partecipanti alla vita di comunità anche se distanti" rileva dalla Comunità ebraica il rabbino Yaakov Kantor. "Per quanto riguarda lo shabbat, il nostro giorno di riposo dove ci troviamo nella sinagoga ora chiusa, non usiamo l'elettronica: ognuno deve farlo a casa sua, e il vantaggio è che ognuno ha trasformato la sua casa in luogo di culto e preghiera". E c'è molto volontariato: "Ad esempio, i giovani fanno il pane azzimo da portare, con tutte le precauzioni, a casa agli anziani che non possono uscire". Infine, spiega come "per noi è anche interessante l'avvicinamento alla nostra Pasqua, che sarà l'8 aprile. Nella Bibbia, nel libro dell’Esodo si legge che gli ebrei a Pasqua erano tutti nella loro casa. Può essere un parallelismo con la situazione attuale".

Il Centro buddhista Menla: 'Praticare l'interiorità e la compassione, sperando sia di insegnamento per il futuro'

Per quanto riguarda il buddhismo, dal Centro Menla di Locarno ci fanno sapere che in questi tempi "il rapporto si è spostato sui social, sul web, e i nostri maestri hanno invitato a utilizzare questo momento drammatico per praticare l’interiorità". Vale a dire "meditare sui propri gesti, sui propri pensieri e sulle proprie intenzioni come metodo per raggiungere la serenità. In particolar modo viene accentuata la compassione, oltre al conforto che cerca la singola persona: praticare leggendo e meditando, e l’attitudine favorevole verso le altre persone. Viviamo tutti sulla stessa barca, siamo tutti collegati e da un giorno all’altro la nostra vita può essere stravolta. Adesso c’è una consapevolezza collettiva di questo".

Con l'auspicio "che tutto questo sia di insegnamento anche per quando l’emergenza finirà, raggiungere una serenità e una consapevolezza che, dopo questa crisi collettiva, porti a vivere e godere di quello che la vita ci offre ma con la profondità interiore di capire che ogni gesto ha un influsso sugli altri: quindi avere più cura e attenzione".

Non ci è stato possibile raggiungere la Comunità musulmana, ma sul sito della Lega musulmani Ticino si legge che, oltre alla chiusura della moschea, è stato comunicato il calendario degli orari delle preghiere per il mese di aprile. Da fare a casa, ovviamente. Per ora.