Ticino

'Un pezzo della storia della Lega che se ne va'

La scomparsa di Attilio Bignasca, Foletti: nel 2013 riuscì a tenere insieme il movimento e a farlo crescere. Caverzasio: la sua voce era sempre ascoltata

Da sin.: Bignasca, Zali, Caverzasio e Foletti (Ti-Press)
29 marzo 2020
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"È un pezzo della nostra storia che se ne va, un altro importante pezzo dopo la scomparsa del fratello Giuliano...". Un commosso Michele Foletti, capogruppo del movimento al parlamento cantonale e portavoce della Lega dei Ticinesi, ricorda così Attilio Bignasca, morto stamattina nella sua casa, in seguito a una malattia di cui soffriva da alcuni mesi. "Attilio - riprende Foletti, interpellato dalla 'Regione' - entrò in Gran Consiglio nel 1991, io la legislatura successiva: complessivamente abbiamo fatto insieme venti e rotti anni in parlamento... davvero tanti... ci siamo anche scambiati il ruolo di capogruppo". E aggiunge: "Quando nel 2013 morì Giuliano, il fondatore del nostro movimento, scoprimmo un nuovo Attilio. Riuscì in un'impresa che a molti parve impossibile, quella cioè di tenere insieme la Lega: riuscì a motivarci tutti e a proseguire. Come coordinatore, riuscì a portare avanti la Lega e a farla crescere". Attilio "non le mandava a dire, era un tipo schietto: memorabili infatti alcune sue uscite...". 

Dice Daniele Caverzasio, vicepresidente del Gran Consiglio e già capogruppo:"Attilio mancherà a tutti. Quando iniziai in Gran Consiglio ero suo compagno di banco, mi fece da mentore, spiegandomi tutto quello che c'era da sapere sui meccanismi del parlamento. Lo chiamavamo Conte Zio, lo zio di tutti di noi e una voce, la sua, sempre ascoltata nel movimento, e non solo nel movimento. Ha dato tanto alla Lega e, penso, anche al Ticino, di cui fu tra l'altro primo cittadino quando ricoprì la carica di presidente del Gran Consiglio. Mancherà una figura importante. Siamo vicini alla famiglia di Attilio". Attilio Bignasca? "Un leone dal cuore d’oro - annota un altro deputato, Michele Guerra -. Nella Lega alcune persone sono state determinanti per me. Attilio era una di queste. Nel 2012 sono subentrato a Michele Barra (deputato e poi consigliere di Stato, è morto nell'ottobre 2013, ndr.) nella commissione Gestione e finanze, nella quale, per anni, ho avuto la fortuna di sedere a fianco di Attilio e di vederlo all’opera. Una cosa impressionante: nonostante l’età e i ritmi lavorativi (era un lavoratore instancabile), ho visto operare uno dei migliori politici conosciuti in vita mia. Umile, pragmatico, diretto, ma - soprattutto - sempre preparato fin nei minimi dettagli su tutti i temi e sempre pronto a combattere nell’interesse del cittadino ticinese. Spesso, da solo, riusciva a ribaltare decisioni che erano praticamente già prese. Un vero leone al quale devo moltissimo e nel cui cuore batteva l’amore per il Ticino e per i i ticinesi". 

Gobbi: sette anni fa senza di lui come coordinatore sarebbe stato più difficile ripartire. Zali: gli volevo bene, un punto di riferimento

Dai deputati al Gran Consiglio ai due consiglieri di Stato della Lega. "Conoscevo Attilio dal 1999, quando venni eletto in Gran Consiglio: l'ho conosciuto e apprezzato - continua Norman Gobbi - quando era deputato e quando era capogruppo. Nel 2010, inoltre, mi lasciò il posto in Consiglio nazionale. Era il fratello maggiore del Nano (Giuliano, ndr.) e per un po' il meno in vista in pubblico dei due. Il Nano lo definiva il pompiere perché Attilio era più uno spegnitore di incendi che un 'appiccatore'. Cercava di appianare e in questo ruolo mi riconosco anch'io. In fondo eravamo entrambi arbitri: lui di calcio, io di hockey. Quando nel 2013 assunse il ruolo di coordinatore, permise alla Lega di proseguire. Un ruolo che magari non avrebbe mai voluto assumere, ma che gli venne riconosciuto da tutti. La sua scomparsa è un altro colpo per noi, dopo la morte del Nano". Sette anni fa con la scomparsa di Giuliano Bignasca la Lega sarebbe andata avanti anche senza Attilio nella funzione di coordinatore?  "Secondo me sarebbe stato più difficile: come ho sempre sostenuto, la Lega è nata grazie alla famiglia Bignasca e ad essa il movimento deve molto - afferma Gobbi -. Oggi, anche in seguito alla malattia di Attilio, siamo riusciti a trovare un modus operandi ma che dobbiamo continuare a rimodulare per dare una struttura maggiormente solida alla Lega". Commenta a sua volta Claudio Zali: "È per me un momento di particolare tristezza. Ebbi modo di conoscere Attilio ancora prima di entrare in magistratura. E in questi miei sei anni di Consiglio di Stato ha rappresentato un appoggio prezioso. Per me e per la Lega Attilio era una figura di riferimento e lo diventò ancor di più quando venne a mancare il fratello Giuliano. La scomparsa di Attilio mi addolora parecchio. Gli volevo bene, un sentimento che andava al di là della dimensione politica".