Ticino

Bertoli conferma: le scuole restano aperte e obbligatorie

Le decisioni dei singoli comuni per le loro scuole dell'infanzia ed elementari non avrebbero basi giuridiche. Il direttore del Decs: 'serve collaborazione'

(Ti-Press)
12 marzo 2020
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NOTA: L'emergenza coronavirus cambia di ora in ora, e con essa le decisioni delle autorità. La presente decisione è superata dagli eventi. Quiqui e qui la nuova situazione a partire dal 13 marzo 2020, con la decisione di chiudere tutte le scuole.

L'obbligo di frequenza resta in vigore per tutti gli allievi delle scuole dell'obbligo, anche di quelle comunali. Che devono restare aperte, per il bene di tutti. È questo il messaggio del direttore del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport Manuele Bertoli.

Lugano, Locarno e numerosi altri comuni sospendono l’obbligo di frequenza per le loro scuole elementari e dell’infanzia. Comuni, genitori, perfino l’Ordine dei medici: molti contestano la vostra decisione di non chiudere le scuole dell’obbligo. Cosa risponde?

Dal profilo giuridico i Comuni non possono sospendere l’obbligo di frequenza delle scuole, ed è importante che continui a passare questo messaggio: le strutture – d’infanzia, elementari, medie – restano aperte e obbligatorie per i loro allievi. Oggi ho discusso con i direttori di scuola media e delle scuole comunali, che credo abbiano compreso bene nonostante le difficoltà, date anche dai timori di alcuni genitori e dal fatto che alcuni insegnanti devono restare a casa per precauzione.

Purtroppo le comunicazioni contraddittorie di alcuni municipi e medici hanno contribuito a confondere l’opinione pubblica. Ma in questo momento è importante che si remi tutti nella stessa direzione, altrimenti è il caos. Comprendo le preoccupazioni, ma mandare i nostri figli a scuola è proprio quello che ci chiedono le autorità sanitarie federali per evitare il contagio intergenerazionale. Si deve anche sapere che se chiudiamo le scuole, poi riaprirle richiederà molto tempo. Tutto questo andrà a scapito degli allievi.

Il Municipio di Lugano vi accusa di non avere consultato i Comuni prima della decisione di ieri.

Mi pare una strana contestazione: avrei ritenuto doveroso informarli preventivamente se avessimo deciso la chiusura, non la normale continuità. Inoltre questa decisione è arrivata durante una rapida escalation della situazione sanitaria, cosa che rendeva molto difficile un ulteriore confronto. In ogni caso fra ieri e oggi ho informato tutti i municipi, chiedendo loro di essere collaborativi in un momento così delicato. Sabato è previsto un incontro speciale con loro.

Avete precisato che andare a scuola è utile proprio per arginare il contagio intergenerazionale. C’è chi sostiene che il rischio invece aumenti perché dopo le lezioni i bambini entrano comunque in contatto con i nonni. State studiando misure per potenziare i doposcuola?

Per adesso ci stiamo impegnando a mantenere aperte le scuole. Purtroppo le divergenze creano tali difficoltà e defezioni che non ci è possibile per ora occuparci anche dei doposcuola.

Non ha l’impressione che l’ultima comunicazione del Consiglio di Stato sia stata tardiva, lasciando che l’ansia ‘popolare’ sul tema montasse oltre la soglia di ragionevolezza?

Guardi, è possibile che le cose non siano andate come dovevano andare in termini comunicativi. Ma viviamo in un momento straordinario dove l'imperfezione è inevitabile. E prima di guardare alla comunicazione bisogna concentrarsi sul nocciolo della questione: collaborare tutti, altrimenti il caos è servito.

Con le Comunali in vista, è in atto una ‘fronda’ di tipo politico?

Non oso pensare che si arrivi a tanto in una simile situazione.

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