Ticino

Anche in Ticino si raccolgono firme per la microimposta

Tasserebbe allo 0.1% i pagamenti elettronici e permetterebbe di abolire iva, tassa di bollo e imposta federale diretta. Tra i promotori Marty, Cavalli, Rossi

Dick Marty (Ti-Press)
9 marzo 2020
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Una microimposta su tutti i pagamenti elettronici: su ogni addebito e ogni accredito. Idealmente dello 0,1%, e comunque non oltre il 5 per mille. Un prelievo apparentemente minuscolo, che però interesserebbe un volume enorme di transazioni finanziarie – molte delle quali robotizzate e altamente speculative – tanto da promettere un gettito annuo mastodontico: 200 miliardi all’anno secondo i promotori di un’iniziativa federale per introdurre la minitassa, che ieri hanno avviato la raccolta firme anche a Bellinzona. Ne basterebbe anche solo un quarto per cancellare l’imposta sul valore aggiunto (Iva), l’imposta federale diretta e la tassa di bollo, mentre il resto tornerebbe utile per finanziare nuovi progetti per la transizione ecologica dell’economia e per il sostegno al sistema pensionistico.

150 volte il Pil

“Per fare un confronto: le entrate fiscali attuali di Confederazione, Cantoni e Comuni ammontano a circa 145 miliardi di franchi. Le transazioni elettroniche invece corrispondono approssimativamente a 150 volte il prodotto interno lordo svizzero”, ha detto Marc Chesney, economista all’Università di Zurigo. Centomila miliardi, secondo alcune stime. Segno, per Chesney, che “il distacco tra economia reale e settore finanziario è sempre più marcato”. La tassa sarebbe dunque un’occasione per disincentivare almeno una parte delle speculazioni finanziarie, e al contempo permetterebbe di alleggerire il carico fiscale su consumi e reddito da lavoro: voci che proporzionalmente sono molto più importanti per la classe media che per gli ‘happy few’ seduti sul cucuzzolo della piramide sociale. Per questo un altro economista del comitato, Sergio Rossi dell’Università di Friburgo, ha definito l’Iva “un’imposta antisociale”, e l’imposta sul reddito particolarmente gravosa “in un contesto nel quale il lavoro stesso è sempre più minacciato dalla digitalizzazione”.

Un aiuto (anche) locale

Rossi ha poi notato l’impatto positivo che a suo avviso la microtassa avrebbe sull’economia ticinese: maggiori consumi grazie all’accresciuto potere d’acquisto della popolazione, e dunque più opportunità per le imprese che producono nel e per il territorio. A essere scoraggiati sarebbero semmai i comportamenti speculativi delle banche, col risultato che la pressione al rialzo sul franco sarebbe limitata – agevolando un contesto economico che vive soprattutto di export – e magari le banche si preoccuperebbero di più di finanziare nuove imprese locali, invece di giocare al tavolo verde della finanza internazionale. Insomma: “Più stabilità, più crescita e maggiore coesione sociale”, ha concluso Rossi.

Una nuova fiscalità

Se poi una parte delle transazioni elettroniche – vendite e pagamenti che i server delle banche effettuano in nanosecondi e che non creano grande lavoro, ma anche semplici versamenti e transazioni bancomat – dovesse cessare o spostarsi, si potrebbe ritoccare al rialzo l’aliquota senza comunque eccedere lo 0.5%. Intanto, un nucleo famigliare che guadagna 100mila franchi all’anno potrebbe risparmiare fino a 4.800 franchi all’anno. L’oncologo Franco Cavalli, anch’egli fra i promotori, è ottimista: “puntiamo a raccogliere fra le otto e le diecimila firme in Ticino” nei prossimi mesi (ne servono 100mila in 18 mesi a livello nazionale per poter andare al voto; si punta a raggiungere le 30mila già entro aprile). D’altronde, come ha spiegato l’ex magistrato, Consigliere di Stato in Ticino e agli Stati a Berna Dick Marty, “l’attuale fiscalità non tiene più conto della formidabile evoluzione in corso a livello tecnologico e finanziario”. Anche alcuni piccoli imprenditori sarebbero interessati a un’idea che promette di venir loro incontro, mentre a detta degli iniziativisti la vera opposizione verrà dai grandi gruppi economici e finanziari. Ora i promotori attendono il sostegno della politica e dei cittadini, raggiunti e informati non solo in piazza, ma anche attraverso campagne mirate sul web e sui social.