Mozione interpartitica in parlamento a sostegno dell'informazione. Salvioni: 'Il Cantone potrebbe anticipare l'aumento dell'aiuto alla spedizione'
Poco più di un mese fa il Consiglio di Stato del Canton Vaud ha proposto al Gran Consiglio di stanziare aiuti finanziari – sotto varie forme, diretti e indiretti – alla stampa locale (cartacea e online) per oltre 6 milioni di franchi su cinque anni.
L’idea alla base dell’iniziativa è che il funzionamento di una società democratica dipende anche dalla possibilità dei cittadini di formarsi liberamente un’opinione sugli eventi del mondo e sulle questioni politiche nazionali e locali. Una dinamica oggi messa in pericolo dalla crisi dei media alle prese con un’erosione del fatturato pubblicitario e dai cambiamenti di abitudini di lettori e inserzionisti sempre più attratti dalle sirene di Internet.
Gli aiuti pensati dal Canton Vaud vanno anche nella direzione di sostenere la transizione digitale con cui sono confrontati gli editori. Si pensa ad esempio a una piattaforma internet che sostenga lo sviluppo dell’e-paper e quindi degli abbonamenti digitali ai giornali locali. Una sorta di edicola elettronica, per intenderci.
Un altro sostegno arriverebbe dall’impegno da parte dell’ente pubblico (cantoni e comuni) a privilegiare la stampa locale quale veicolo per pubblicare inserzioni e avvisi. Ed è proprio sulla falsariga di quanto sta succedendo nei Cantoni di Vaud e Berna, anche in Ticino qualcosa si sta muovendo anche se ancora a livello di Gran Consiglio. Proprio ieri, infatti, è stata presentata una mozione parlamentare proposta da Lorenzo Jelmini (Ppd) e sottoscritta da deputati di quasi tutte le forze politiche (Lega, Verdi, Plr e Ps) che chiede al Consiglio di Stato di approfondire l’ipotesi di aiuti mirati alla stampa locale rimandando all’esperienza di Vaud su tutti, ma non solo.
Un’iniziativa che trova l’appoggio delle associazioni e sindacati di categoria che rilanciano con un’invito al mondo economico ticinese a ‘fare squadra’ e a convogliare le proprie inserzioni pubblicitarie sulla stampa locale. Roberto Porta, presidente dell’Associazione ticinese dei giornalisti (Atg) definisce questa azione come ‘Inserzioni a chilometro zero’. «Proprio come per i prodotti agricoli a chilometro zero, la scelta di promuovere i propri prodotti o servizi attraverso la stampa locale ha effetti positivi sul nostro circuito economico», afferma Porta che cita i dati dell’Istituto di ricerca ‘Affari pubblici e società’ dell’Università di Zurigo. «Nell’ultima edizione si afferma che “l’informazione giornalistica viene indebolia in particolare dal deflusso di capitali dal mercato pubblicitario svizzero verso le grandi piattaforme online”. Nel solo 2019 la cifra globale del mercato pubblicitario online è ammontata a 2,3 miliardi di franchi. Di questi 1,6 miliardi sono finiti nelle casse di Google e Facebook», continua Roberto Porta. In pratica la Svizzera sta svendendo il proprio mercato pubblicitario online a due sole aziende straniere. «Già solo questo dovrebbe essere uno dei punti all’attenzione dell’agenda politica», commenta il presidente dell’Atg.
Anche Syndicom appoggia la mozione di Lorenzo Jelmini. «Si deve rompere il tabù del sostegno diretto alla stampa anche a livello cantonale», afferma Nicola Morellato, segretario di Syndicom che ricorda come tali eventuali aiuti pubblici «dovrebbero essere condizionati all’adesione degli editori a un Contratto collettivo di lavoro anche solo di portata cantonale. Un contratto che manca ormai da più di 15 anni».
Il tenore della mozione Jelmini trova d’accordo anche Giacomo Salvioni, presidente dell’associazione Stampa Svizzera ed editore de ‘laRegione’ che fa a sua volta una proposta al Consiglio di Stato. «Dal 2023 la Confederazione aumenterà l’attuale sostegno alla spedizione dei giornali via Posta. Il Cantone Ticino potrebbe anticipare questo aiuto per i prossimi tre anni. Si tratta di due centesimi a copia per un totale di poche centinaia di migliaia di franchi l’anno a favore della stampa ticinese», afferma Salvioni. E per l’eventuale Contratto collettivo cantonale? «Sono fiducioso che si arriverà a una soluzione nazionale. Andare da soli a livello cantonale non credo sia, per ora, una soluzione praticabile», commenta.