Domenica l'elezione di chi succederà a Righini. Nella corsa alla copresidenza tra Buri-Roncelli e Riget-Sirica emergono le differenze
La corsa per la copresidenza del Partito socialista si accende ed entra nel vivo. Non poteva che essere così a pochi giorni dal congresso che domenica, a Massagno, deciderà i successori del presidente uscente Igor Righini. E le spade sono molto affilate, come visto in alcuni scambi andati in scena durante il dibattito organizzato dal consigliere comunale Ps di Lugano Carlo Zoppi martedì sera tra Simona Buri ed Evaristo Roncelli da una parte, Laura Riget e Fabrizio Sirica dall’altra.
Perché sì, «siamo tutti nello stesso partito, andiamo tutti nella stessa direzione» dicono i quattro. I «sono d’accordo» reciproci non sono mancati. Ma le differenze ci sono. E una è la stretta attualità che si incarica di mostrarla: l’iniziativa parlamentare che chiede il diritto di voto e di eleggibilità per gli stranieri a livello comunale. Iniziativa con Sirica primo firmatario, e non firmata dalla granconsigliera e candidata Buri. Non firmata perché, afferma durante il dibattito, «non la condivido. Agevoliamo piuttosto l’iter della concessione della cittadinanza. Il problema va risolto a monte, non a valle». Una risposta che per Sirica «corrisponde al paradigma dell’assimilazione, dimenticando che in alcune nazioni se cambi passaporto perdi la tua nazionalità. Non è così semplice, e non ritengo che una persona debba diventare svizzera per avere questi diritti, che possono essere estesi senza problemi».
Le strade tornano a dividersi anche su quella che probabilmente è la differenza principale tra le visioni delle due coppie candidate: dove andare a pescare voti con un Ps che, sebbene l’area rossoverde abbia avuto successo nelle ultime elezioni federali, stagna a livello di schede? Buri e Roncelli lo scrivono nero su bianco sul loro programma: prima vanno cercati i voti moderati, con una costante ricerca del compromesso tenendo dei punti femi: «Siamo un’area progressista, e non concorderemo mai nel tornare indietro su conquiste sociali o a togliere prestazioni», dice Roncelli. Un guardare ‘al centro’ che per Sirica «porta dritti contro un iceberg, perderemmo la nostra identità di sinistra». E se per Buri «il compromesso serve perché dopo venti legnate sui denti ci si deve accorgere che per ottenere qualcosa servono altre strade», per Riget «bisogna dare un’alternativa alle politiche di centrodestra, non rincorrere il loro voto».