La commissione ‘Formazione e cultura’ firma il rapporto di Speziali (Plr) e inasprisce le direttive del Decs: famiglie informate se si viene beccati
A scuola i telefonini devono essere tenuti spenti, non semplicemente in modalità aereo. E non devono essere visibili fisicamente. Insomma, non possono essere utilizzati nemmeno negli intervalli. E se qualcuno contravviene alle regole? I genitori saranno debitamente informati della questione.
È un giro di vite niente male sull’utilizzo degli smartphone a scuola quello proposto oggi dalla Commissione parlamentare Formazione e cultura, firmando il rapporto unico del liberale radicale Alessandro Speziali. Un giro di vite che arriva a più di due anni dalla mozione con cui Giorgio Fonio (Ppd), Maristella Polli (Plr) ed Henrik Bang (Ps) proponevano il divieto ‘tout court’ dei telefonini nelle scuole dell’obbligo. E che inasprisce le direttive del Dipartimento educazione, cultura e sport giunte lo scorso aprile, le quali prevedevano, si diceva, l’utilizzo in modalità aereo ed eventualmente connessi prima delle lezioni o a ricreazione, ma solo su espresso provvedimento dell’autorità scolastica.
«Non è stato un compromesso», spiega Speziali raggiunto dalla ‘Regione’. Ma «un lavoro, lungo, dove ognuno di noi ha contribuito attivamente al raggiungimento di questo importante traguardo». Una soluzione «trovata tutti assieme, ed è un fatto molto positivo – continua Speziali – perché non abbiamo voluto fare una guerra di religione sulle nuove tecnologie, alla fine ci siamo chiesti quale fosse il gesto più utile e praticabile. Un divieto assoluto avrebbe creato problemi, tipo rendere i docenti dei poliziotti o rendere tabù qualcosa che tabù non è, come lo smartphone».
La palla ora passa al Gran Consiglio, dove siedono i tre mozionanti. Tra cui il primo firmatario Giorgio Fonio, che da noi interpellato per un commento si dice «molto contento. Anzi, emozionato». Perché «questa non è una vittoria mia o dei miei compagni di cordata Polli e Bang, ma un atto, un gesto dovuto verso i ragazzi che sono stati bullizzati a scuola e che sono stati all’origine del nostro atto parlamentare». Fonio è «evidentemente soddisfatto anche perché la partenza è stata difficile, con il no del Decs. Ma la Commissione ha saputo mettere da parte le ideologie per lavorare insieme, nell’interesse esclusivo dei più giovani». E delle loro famiglie, beninteso. Il migliorare la comunicazione tra loro e gli istituti scolastici.
Su questo punto si sofferma dal canto suo Anna De Benedetti-Conti, presidente della Conferenza cantonale dei genitori: «A titolo personale posso dire che ne sono soddisfatta. È già scritto nella Legge sulla scuola, i genitori nell’ambito delle competenze educative sono dei partner della scuola. Il fatto che aumenti la condivisione per noi è un fatto positivo».