Ticino

Inaugurata la Città dei mestieri della Svizzera italiana

Orientarsi, vivere l’apprendistato, trovare lavoro, perfezionarsi e riqualificarsi con corsi e consulenza personalizzata: da lunedì sarà più facile

(Decs)
25 gennaio 2020
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Orientarsi, vivere l’apprendistato, trovare lavoro, perfezionarsi e riqualificarsi: è con questi obiettivi che da lunedì la Città dei mestieri della Svizzera italiana accoglierà la popolazione, rivolgendosi non solo ai giovani che devono avviarsi verso una professione, ma anche a chi ha perso il posto o vorrebbe cambiar mestiere. Nella sua sede di viale Stazione 25 a Bellinzona, il nuovo centro si prefigge di mettere in rete Cantone, aziende e sindacati per garantire «un approccio nuovo, più globale e onnicomprensivo» a persone «in cerca di un punto fermo in tempi di grandi cambiamenti», come ha spiegato all’inaugurazione di oggi il direttore del Dipartimento dell’Educazione, della cultura e dello sport Manuele Bertoli.

Corsi e consulenze

In concreto: consulenze personalizzate, corsi, eventi e un centro di documentazione multimediale. Appena si entra nell’edificio rinnovato di fresco – accolti alla reception con tanto di tisane e poltroncine a disposizione di tutti – ci si trova così accompagnati attraverso il dedalo altrimenti intricato della dimensione lavoro. L’agenda per i primi sei mesi è già ricca di iniziative, da quelle più classiche – ‘Costruire il proprio Cv’, ‘Organizzare le ricerche di lavoro’ – a proposte meno consuete come ‘Vivere bene in formazione’ e ‘Professione influencer’ (qui il programma completo). Il tutto in «un luogo a libera fruizione, gratuito e rispettoso dell’anonimato: sembra una banalità, ma invece non lo è», nota Furio Bednarz, capo dell’Ufficio della formazione continua e dell’innovazione. Mentre Nicola Pini, presidente del comitato guida della Città dei mestieri e deputato Plr, sottolinea come sia necessario «coinvolgere i protagonisti del mondo del lavoro» – sindacati e imprenditori, non a caso presenti con Aiti e Ocst alle due vicepresidenze – e «beneficiare di ciò che viene appreso e sperimentato anche altrove». Non a caso il concetto di Città dei mestieri viene da Parigi, ed è oggi presente con 28 antenne in 7 paesi europei (vedi accanto).

Una lunga strada

Nella Svizzera italiana il progetto nasce da lontano, e ha conosciuto alcune battute d’arresto: prima perché il risanamento delle finanze cantonali aveva ridotto di molto l’accesso alle risorse necessarie – un problema rientrato anche grazie al ripensamento organico del progetto –, poi per le polemiche e le difficoltà nell’identificazione di una sede idonea. Non è stato possibile accomodare nello stesso stabile anche l’Istituto della formazione continua, per il quale comunque, aggiunge Bertoli, «stiamo cercando soluzioni alternative per poterlo avere più vicino possibile». Ora si comincia.

Facilmente accessibile

La Città dei mestieri della Svizzera italiana sarà aperta lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dalle 12:00 alle 18:00, giovedì dalle 14:00 alle 20:00 e sabato dalle 09:00 alle 12:00. L'accesso è libero, gratuito, senza necessità di prendere un primo appuntamento.

Storia di un progetto internazionale

La Città dei mestieri di Bellinzona è la seconda in Svizzera – dopo quella inaugurata 12 anni fa a Ginevra – ed entra a far parte di una rete diffusa in tutta Europa (e in Togo). L’idea è quella di creare una sorta di sportello unico, un centro dal quale partire per esplorare l’intera circonferenza di un mondo del lavoro in perenne evoluzione.

Il progetto nasce nel 1993 a Parigi, presso la Città delle scienze e dell’industria, con un polo che ora assiste circa 100mila persone ogni anno. Sylvie Sesma, che gestisce il ‘marchio’ a livello internazionale, conferma il successo della pianificazione ticinese, capace di sposare «i valori e la missione» della Città: «dare strumenti per prendere in mano il proprio avvenire».

Anche la direttrice dell’antenna di Ginevra, Djemâa Chraïti, racconta una storia di successo: sono fra i 23mila e i 27mila gli utenti della ‘sua’ Città, solo per le attività di consulenza, senza contare le decine di migliaia che partecipano agli eventi con i datori di lavoro e le imprese. Giovani, ma anche meno giovani in cerca di formazione continua. Chraïti prevede che in futuro saranno sempre più importanti «le soft skills», le abilità relazionali, e che una sfida sarà quella di sfruttare al meglio «l’intelligenza collaborativa, creando opportunità perché tutti i partecipanti possano condividere fra loro competenze e conoscenze».