Lo chiede una mozione di Nicola Pini (Plr) e Fabrizio Sirica (Ps): ‘Favorire l'integrazione con questa figura ponte tra scuola e società’
Non c’è solo il problema della lingua per i bambini alloglotti che arrivano in Ticino. I piccoli e le loro famiglie “oltre al non parlare italiano, hanno un background culturale molto diverso dal nostro, possiedono un basso livello di scolarizzazione, hanno vissuto o subìto violenze di ogni genere e si portano dentro traumi che possono compromettere l’apprendimento e ostacolare il processo di integrazione”. Per questi motivi i granconsiglieri Nicola Pini (Plr) e Fabrizio Sirica (Ps) hanno inoltrato al Consiglio di Stato una mozione che chiede l’introduzione di referenti interculturali circondariali o regionali a sostegno degli istituti scolastici comunali. Figure, in altre parole, “che possano fungere da supporto in particolare durante il periodo di inserimento scolastico dei bimbi e più in generale della famiglia nella nuova realtà, attivando e mettendo in rete le risorse disponibili al fine di agevolare attivamente e da subito l’inserimento di queste famiglie e soprattutto di questi bambini alloglotti nel nostro tessuto scolastico, sociale e culturale, favorendone così l’integrazione”. Non solo elementi di appoggio per i bambini, nemmeno figure che possano aiutare unicamente nell’ambito linguistico o i docenti delle scuole comunali. Pini e Sirica allargano il campo, e propongono che il compito di questi referenti interculturali sia “di essere ponte tra scuola e società, un compito che va oltre gli aspetti scolastici, andando a sostenere i bambini alloglotti e le loro famiglie in svariati ambiti, tra i quali anche il disbrigo di pratiche amministrative o l’introduzione ad attività di vita quotidiana nel nostro Paese”.
La proposta nasce sulla scorta di una richiesta simile effettuata con una mozione inoltrata al municipio di Locarno (vedi correlato a fianco), ma i due deputati cantonali nel loro testo rammentano l’importanza “analogamente a quanto proposto per i docenti di lingua e integrazione, tale figura vada introdotta a livello sovracomunale, in modo non solo da ottimizzare risorse e competenze, ma anche di garantire sia una certa massa critica, sia una certa flessibilità operativa alla figura, che potrà intervenire laddove vi è realmente necessità”. In campo ci sono già diverse iniziative per favore l’integrazione degli alloglotti, lo riconoscono Pini e Sirica. Ma occorre a loro dire agire più incisivamente, “perché una presa a carico immediata e ben gestita potrebbe prevenire – o risolvere – situazioni di emarginazione, se non esclusione (...) provando a smorzare quelle disuguaglianze culturali, economiche, linguistiche e sociali che, se perennizzate, porteranno a situazioni difficili”. In conclusione: “Si tratta di un investimento, non di un costo”.