Ticino

Consiglio degli Stati, la battaglia tra le sorprese

Il politologo Andrea Pilotti: ‘Sostegno leghista a Chiesa, ma non massiccio. Per Carobbio i Verdi ci sono’

In vista del ballottaggio, Lombardi ‘meglio posizionato’ e chances anche per Merlini (Ti-Press)
24 ottobre 2019
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«L’occasione per la destra di ottenere un seggio al Consiglio degli Stati è ghiotta, ma non è così scontato che da parte dell’elettorato della Lega ci sia una mobilitazione massiccia per il candidato dell’Udc Marco Chiesa». Per il dottor Andrea Pilotti, docente e responsabile di ricerca all’Osservatorio della vita politica regionale presso l’Università di Losanna, «i nodi dell’alleanza vengono al pettine, anche se Chiesa non è certo sconfitto in partenza».

Può spiegare meglio?

Buona parte dell’elettorato leghista si riconosce in una destra sociale. L’Udc, per quanto stia cambiando in alcuni Cantoni, viene ancora vista come il nuovo partito della piazza finanziaria, della Bahnhofstrasse di Zurigo, dove ha sostituito in parte i liberali in quanto a legami d’interesse. In più, gli strascichi della non rielezione di Roberta Pantani potrebbero portare a reazioni di risentimento da parte dell’elettorato leghista.

Intanto, però, Chiesa al primo turno ha superato i 32mila voti. 12mila più del candidato leghista Battista Ghiggia. Un successo al di là di ogni previsione, che un’origine dovrà pur averla.

Il caso delle segretarie frontaliere di Ghiggia ha rimescolato le carte, certo. Dando però all’elettorato un’occasione unica, quella di ‘emanciparsi’. In Ticino, l’Udc è sempre stata minoritaria in confronto alla Lega, contendendosi in larga parte lo stesso bacino elettorale. L’ottimo risultato di Chiesa non si spiega solo con il fatto che Ghiggia si è compromesso, ma anche con il fatto che gli elettori Udc hanno visto concreta la possibilità di rappresentarsi come vera forza di opposizione, mentre la Lega, in maniera fisiologica, paga il fatto di essere forza di governo. Detto ciò, secondo me l’appoggio leghista a Chiesa non mancherà, ma non è da considerarsi automatico che lo sia in maniera consistente. Bisognerà vedere in che misura l’elettorato leghista ragionerà in termini di area, mettendo da parte una certa amarezza per le elezioni del 20 ottobre.

Se a destra è stato perso un seggio, a sinistra si è raddoppiata la presenza d’area con l’elezione di Greta Gysin. Come interpreta quindi, in vista del ballottaggio agli Stati, la posizione della socialista Marina Carobbio?

Nell’area rossoverde credo che ci siano più affinità, lo abbiamo visto con i risultati del Nazionale: i dati di panachage dimostrano come l’elettorato socialista sia stato più generoso nel sostenere Verdi e Sinistra alternativa. Nel Ps era forte la volontà di raddoppiare i seggi dell’area, ma il partito credo sapesse che le possibilità di ottenere un secondo seggio socialista non fossero così elevate. Investire così tanto nell’area ha spiegato il voto nei confronti di Gysin e Cavalli. Ha dato il la a una dinamica che potrebbe giovare alla stessa Carobbio, che beneficia anche della sua posizione di presidente del Consiglio nazionale.

Il sostegno di Verdi e Sinistra alternativa a Carobbio sarà quindi più marcato di quello leghista a Chiesa?

C’è molta euforia, è chiaro. Dopo aver raggiunto il proprio obiettivo, possono ragionevolmente sostenere che nell’anno dello sciopero delle donne eleggere una donna, per giunta dell’ala sinistra del Ps, al Consiglio degli Stati in Ticino sarebbe qualcosa di epocale. E l’entusiasmo, in un secondo turno, è un fattore importante.

Il fatto che tra Lombardi, primo, e Carobbio, quarta, ci siano circa 4mila schede vuol dire che nessuno parte sconfitto in partenza?

Filippo Lombardi sembra il meglio posizionato. Ma è un ballottaggio apertissimo, dove Chiesa, Carobbio e il liberale radicale Merlini possono tutti ambire a un posto. La capacità di mobilitare l’elettorato conterà moltissimo.