Caso ex operatore Dss condannato per coazione sessuale, Durisch: non c'è la nostra firma, perché il testo non ci è stato sottoposto in precedenza.
«Non siamo contrari alla richiesta di una Cpi. Anzi, la sosteniamo anche noi socialisti». Contattato dalla ‘Regione’, il capogruppo del Ps in Gran Consiglio Ivo Durisch tiene a fugare ogni dubbio e a smorzare sul nascere ogni polemica. La richiesta al Gran Consiglio – depositata stamattina dal popolare democratico Fiorenzo Dadò, primo firmatario – di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta (Cpi) per fare piena luce “sull’operato e le responsabilità” dei funzionari dirigenti dell’Amministrazione in relazione al caso del 59enne ex operatore del Dipartimento sanità e socialità condannato in gennaio per coazione sessuale «viene appoggiata anche dal Ps», ribadisce Durisch. La proposta di Dadò di dar vita a una Cpi è stata sottoscritta dal leghista Boris Bignasca, dal liberale radicale Marco Bertoli, da Tamara Merlo di Più Donne, dalla democentrista Lara Filippini, da Claudia Crivelli Barella dei Verdi e da Matteo Pronzini (Mps-Pop-Indipendenti), ma in calce alla richiesta non c'è la firma di nessun deputato socialista. Come mai? Forse perché l’inchiesta parlamentare potrebbe coinvolgere, fra gli altri, Ivan Pau-Lessi, già municipale di Giubiasco per il Ps ed ex funzionario del Dss (è in pensione dal 2015), all’epoca superiore dell'operatore, attivo nel campo delle politiche giovanili, condannato alle Assise criminali di Lugano? «No, questo non c’entra assolutamente nulla – risponde Durisch –. Sulla richiesta di una Cpi – spiega il capogruppo socialista – non c’è la nostra firma per il semplice motivo che di questa richiesta abbiamo appreso solo stamattina dai media. A noi, mi risulta, non era stata sottoposta in precedenza, anche se non escludo che qualcuno dei firmatari possa averla preannunciata ieri a un deputato del nostro gruppo. In ogni caso, ribadisco, noi sosteniamo la proposta essendo sempre stati per la massima trasparenza. A tutela dei cittadini e delle istituzioni, occorre fare la massima chiarezza, anche per evitare che si diffonda un clima di sospetto su dei funzionari che magari non è giustificato».