Ticino

Irregolarità con le armi sequestrate: agente sotto inchiesta

Nei confronti del poliziotto della Cantonale si fanno strada le ipotesi di reato di appropriazione indebita e sottrazione di cose requisite o sequestrate

TI-Press
5 agosto 2019
|

Procedimento penale e sospensione per un agente della Polizia cantonale ticinese sospettato di non aver agito correttamente. In particolare, Ministero pubblico e Polizia cantonale spiegano che, in seguito a una serie di accertamenti amministrativi relativi alla gestione di oggetti sequestrati – in particolare alcune armi – nell'ambito di inchieste penali sono state riscontrate delle irregolarità. Situazione che, su segnalazione inviata dalla stessa Polizia cantonale al Ministero pubblico, ha portato all'apertura di un procedimento penale nei confronti del poliziotto, oggetti negli scorsi giorni di perquisizioni. Stando a nostre informazioni, l'agente avrebbe sottratto alcune pistole: si tratterebbe di un uomo di mezza età attivo da diversi anni nel servizio che gestisce i reperti sequestrati. 

L'inchiesta appena avviata è ancora nelle fasi iniziali e si concentra in particolare sulle ipotesi di reato di appropriazione indebita e sottrazione di cose requisite o sequestrate. Gli accertamenti – che mirano tra le altre cose a stabilire se l'agente abbia venduto o tenuto per sé le armi – sono coordinati dal Procuratore generale Andrea Pagani. Parallelamente all'inchiesta, viene sottolineato in un comunicato odierno, il Comando della Polizia cantonale ha già intrapreso i necessari provvedimenti proponendo la sospensione dell'agente all'Autorità di nomina. In attesa dell'imminente decisione formale da parte del Consiglio di Stato, attualmente l'agente non è più in servizio.

Molti anni fa c'è stato un altro caso di abuso nella gestione dei reperti sequestrati. L'inchiesta penale era stata poi ereditata dal procuratore generale John Noseda ed era sfociata in un decreto d'accusa nei confronti di un agente. Allora si trattava di auto che venivano rivendute.