Ticino

Ecco come vengono controllati gli animali

Dopo la statistica federale sui maltrattamenti e un'interrogazione parlamentare intervengono il veterinario cantonale Bacciarini e il segretario agricolo Genini

Ti-Press
10 luglio 2019
|

«Meno di un terzo dei controlli sulle aziende che detengono animali da reddito in Ticino avviene a sorpresa», spiega a ‘laRegione’ il veterinario cantonale Luca Bacciarini. Quello delle ispezioni è uno dei temi (ri)sollevati dal deputato della Lega Massimiliano Robbiani, con un’interrogazione che prende le mosse dalla statistica annuale 2018 dell’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria sui procedimenti penali notificati dai Cantoni per infrazioni alla legislazione federale sulla protezione degli animali. E Bacciarini annota come per gli animali da reddito (suini, ovini, caprini, bovini, pollame, equini, asini) «sono previsti controlli a sorpresa, la Confederazione fissa il minimo al 10 per cento», ma l’effettiva esecuzione varia da Cantone a Cantone. In Ticino «sono quasi del 30 per cento. Però ci sono anche cantoni come il Grigioni dove arrivano al 98 per cento». Il tutto, continua Bacciarini, «dipende dall’obiettivo del controllo. Se occorre controllare unicamente le strutture, ad esempio se un allevatore di pecore dispone o meno di una stalla conforme per la loro tenuta, allora un controllo annunciato non ne compromette l’esito. Se invece riceviamo una segnalazione di terzi a proposito di una cattiva gestione degli animali, allora il controllo deve avvenire senza preavviso. In questi casi vogliamo osservare la situazione reale per quanto concerne per esempio la disponibilità di acqua, foraggio o cure adeguate».

‘Sensibilità in aumento’

Controlli che in Ticino «sono severi e funzionano», osserva a sua volta Sem Genini, segretario agricolo cantonale e granconsigliere leghista come Robbiani. «Chiaramente pure noi, come Unione contadini ticinesi, condanniamo qualsiasi forma di maltrattamento nei confronti degli animali, ma devo dire che di anno in anno la sensibilità dei nostri allevatori aumenta. Peraltro durante la loro formazione uno degli argomenti trattati è proprio il benessere dell’animale. Benessere, ricordo, dal quale dipende anche una parte non indifferente del reddito degli agricoltori». Insomma «gli animali malati o maltrattati non sono redditizi, di conseguenza gli allevatori non hanno alcun interesse a fare loro del male, poiché tra l’altro fanno parte della famiglia contadina». Concetto che Genini ha espresso anche nell’editoriale uscito nei giorni scorsi su ‘L’agricoltore ticinese’ soffermandosi sulla recente pubblicazione dell’Usav, l’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria. “(...) su altri documenti pubblici dell’Usav si può leggere che in 10’647 controlli nel 2018 (a livello nazionale, ndr), di cui ben il 35 per cento in tutti i Cantoni senza preavviso, nell’87 per cento dei casi non è stata constatata alcuna infrazione alle leggi, che sono le più restrittive al mondo – ha scritto fra l’altro il segretario agricolo cantonale –. In 613 casi (1,3 per cento), che sono comunque troppi, ci sono stati dei procedimenti che però variavano da ‘leggerezze’ come errori nella compilazione di formulari, ad altri motivi più o meno gravi contro la legge sulla protezione animale. Altresì non è stato specificato se si trattasse di agricoltori o invece di trasportatori”. E a proposito di procedimenti penali, sedici sono quelli che in Ticino nel 2018 sono sfociati in condanne, come indica la statistica dell’Usav. «Uno in meno rispetto all’anno precedente – commenta Genini –. Mi auguro, ma ne sono sicuro, che sia una tendenza al ribasso».

‘Ci si regola così’

Nel 2018 anche in Ticino, dunque, sono stati sanzionati maltrattamenti a danno di animali da reddito, «ma sta aumentando piano piano la sensibilità delle persone, e di conseguenza aumentano le segnalazioni», conferma Bacciarini. Nel 2018, come si legge nel Rendiconto del Consiglio di Stato, gli ispettori, coadiuvati dal Servizio cantonale di ispezione e controllo (Scic), hanno effettuato, per quanto concerne il settore della protezione degli animali, cento controlli in aziende che detengono animali da reddito. Il doppio rispetto all’anno precedente. Un numero «che è leggermente sotto la media nazionale», chiarisce il veterinario cantonale. Per poi aggiungere come «le aziende che hanno animali da reddito e che ricevono contributi devono essere ispezionate almeno una volta ogni quattro anni. Oltre a queste ispezioni, vi sono controlli in base a segnalazioni di terzi e i ricontrolli». In quest’ultimo caso, rileva ancora Bacciarini, «se il controllo ha dato adito a delle contestazioni, torniamo a controllare se le misure ordinate siano state eseguite. Per contestazioni minori di tipo strutturale è sufficiente una prova fotografica, altrimenti la verifica viene fatta di persona».