Per il sindacato il numero delle adesioni al Contratto collettivo sarebbe inverosimilmente alto. Annunciata opposizione e ricorso all'istanza superiore
La Legge che prolungherà gli orari di apertura dei negozi in Ticino è a rischio. O quanto meno, rischia di rimanere ancora ulteriormente ferma a un palo. Unia annuncia infatti opposizione all’obbligatorietà del Contratto collettivo del commercio (Ccl) e, qualora fosse rigettata, annuncia già il suo ricorso all'istanza superiore. Lo hanno annunciato i vertici poco fa durante un incontro con la stampa. Lo scopo è quello di riportare tutte le parti al tavolo delle trattative per staccare migliori condizioni contrattuali. Il sindacato Unia è l'unico a non aver sottoscritto l'intesa. Hanno invece firmato il Ccl Ocst, Società impiegati di commercio, Sindacati indipendenti ticinesi e Associazione dei commercianti.
Unia contesta la validità del quorum (50% +1) dei datori di lavoro che avrebbero sottoscritto il documento. Quorum necessario per poter dichiarare il Ccl di obbligatorietà generale, condizione quest'ultima imprescindibile per l'entrata in vigore del nuovo testo normativo. Per Giangiorgio Gargantini, responsabile settore terziario di Unia Ticino, la procedura adottata è stata «oscura e illegale». Il numero di negozi «è ancora incerto». Secondo i firmatari del Ccl sarebbero 550 i negozi aderenti al contratto su 1082 esercizi commerciali censiti. Cifre inverosimili per Gargantini.