Ticino

A 33 anni da Chernobyl, rilevate ancora tracce radioattive

L'esplosione ha rilasciato nell'atmosfera particelle riscontrabili in derrate alimentari e terreno. Le traccia lo studio annuale del Laboratorio cantonale.

Radiazioni del radionuclide artificiale ancora rilevabili (©Ti-Press)
26 aprile 2019
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Il 26 aprile 1986 l’esplosione e l’incendio del reattore nucleare di Chernobyl nell’attuale Ucraina hanno provocato il rilascio nell’atmosfera di una grande quantità di materiale radioattivo. Oggi, 33 anni dopo il disastro, si misurano ancora tracce radioattive di Chernobyl, lo riporta il rapporto stilato dal Laboratorio cantonale sulle misurazione che hanno preso in esame derrate alimentari, terra, erba e latte, nel 2018.

Esattamente 33 anni fa, il 26 aprile 1986 alla una di notte, un incidente al reattore nucleare di Chernobyl ha causato la dispersione nell'atmosfera di grandi quantità di materiale radioattivo; introduce il comunicato del Laboratorio cantonale.

Le particelle radioattive trasportate dalle masse d'aria hanno raggiunto tutta l'Europa, contaminando anche la Svizzera. Le precipitazioni hanno ripulito l'aria generando depositi radioattivi di diversa entità a seconda della regione. Le misurazioni su campioni ambientali (suolo, vegetazione e derrate alimentari) e la determinazione diretta della radioattività assorbita dal corpo umano hanno fornito alle autorità una base essenziale per affrontare la situazione.

Anche nel 2018, è stato eseguito dal Laboratorio un ampio monitoraggio sulla radioattività residua ancora presente nei funghi selvatici commestibili nostrani che come noto, sono esposti al rischio d’accumulo di cesio-137.

Cinquanta i campioni di funghi selvatici analizzati, appartenenti a sei specie commestibili, raccolti sul territorio ticinese da membri ticinesi dell’Associazione svizzera dei controllori di funghi VAPKO (Vereinigung Amtlicher Pilzkontrollorgane,www.vapko.ch); riporta il Laboratorio.

Le analisi di sei specie fungine

Le analisi si sono focalizzate sulla presenza di contaminanti radioattivi di origine artificiale e naturale. Di seguito la lista delle specie fungine prelevate con il numero di esemplari per specie fra parentesi: Porcino dal piede rosso (Boletus erythropus; 19), Boleto badio (Xerocomus badius; 15), Porcino comune (Boletus edulis; 8), Leccinum scabrum (4), Rozites caperata (3) e Porcinello delle querce (Leccinum aurantiacus; 1).

Sono stati rilevati due superamenti del limite per il Cs-137 (Boleto badio, 686 e 818 Bq/kg) e nella quasi totalità dei funghi nostrani (98%) la contaminazione da questo radionuclide artificiale è ancora rilevabile. Nonostante ciò il livello della contaminazione da Cs-137 nei funghi commestibili selvatici ticinesi è risultato assai contenuto. I tenori misurati non si discostano significativamente da quelli osservati nel recente passato.

Le analisi di venti campioni di selvaggina

Per quanto riguarda la selvaggina, sono stati prelevati dalle macellerie distribuite sull’intero territorio cantonale 20 campioni di carne cruda e prodotti derivati di cervo, capriolo, camoscio, e cinghiale d’importazione e catturati in Ticino durante la stagione venatoria 2018.

I 20 campioni esaminati hanno mostrato tracce di Cs-137 per una contaminazione media di 38 Bq/kg. I valori più elevati di Cs-137 (136 e 163 Bq/kg) sono stati misurati in due campioni di carne di cinghiale catturati in Ticino.

In nessun caso è stato comunque superato il valore massimo di 600 Bq/kg. I risultati complessivi confermano l’efficacia del monitoraggio sistematico della radioattività nella selvaggina nostrana (in particolare i cinghiali) consegnata ai posti di controllo eseguito durante il periodo venatorio dall’Ufficio del veterinario cantonale (Uvc).

Da un punto di vista radiologico, la presenza del cesio-137 si aggiunge a quella di origine assolutamente naturale di potassio-40. Ovviamente entrambi i nuclidi contribuiscono all’esposizione annua alle radiazioni ionizzanti. La rilevanza dosimetrica della contaminazione dovuta al consumo di selvaggina come quella analizzata è in ogni modo di scarsa importanza.

Misurazioni annuali

L'Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) propone annualmente un piano di misurazioni su scala nazionale volto a monitorare nel tempo le concentrazioni di Cs-137 e Sr-90 in diverse matrici. Il Laboratorio cantonale, come si legge nel comunicato, ha contribuito anche nel 2018 a questo piano analizzando campioni di terra, erba e latte prelevati a giugno e provenienti da aziende agricole operanti sul territorio ticinese. I limiti di legge per gli isotopi del Cesio nel latte sono stati rispettati per tutti i campioni.