Ticino

'La verifica del paziente sotto i ferri spetta all'anestesista'

In aula, il dottor Rey ripercorre quell’8 luglio, quando asportò i seni alla paziente sbagliata. Il giudice Pagnamenta respinge l'istanza dei patrocinatori.

Piercarlo Rey (Ti-Press)
20 settembre 2018
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Il giudice Amos Pagnamenta ha respinto l’istanza presentata dai patrocinatori del dottor Piercarlo Rey ( i legali Tuto Rossi e Renzo Galfetti) di convocare in aula vari testimoni: medici e professionisti che erano in sala operatoria, ma anche responsabili della clinica Sant’Anna;  (Rossi : «Hanno tenuto per mano il medico ma non si sono mai scottati»). Per il procuatore Paolo Bordoli ciò non è necessario.

A sbagliare, per l’accusa, è stato Rey che prima di operare non verificò l’identità della paziente. Il medico, l’8 luglio del 2014, in una sala operatoria della clinica di Sorengo, asportò i seni – per un errore di identità – alla paziente sbagliata, una donna allora 63enne.

Un anno fa circa, il procuratore pubblico Paolo Bordoli, titolare dell’inchiesta, condannò il chirurgo per lesioni colpose gravi e falsità in documenti. Il medico impugnò il decreto di accusa dichiarandosi innocente e chiedendo di approfondire eventuali co-responsabilità della clinica.

Rey ripercorre in aula la vicenda di 8 anni fa

In aula alle Assise correzionali di Lugano, il dottor Rey stamane ha ripercorso quell’8 luglio, spiegando che quella mattina fece tre interventi, «uno su una mia paziente, altri due su pazienti di un collega». Sulle verifiche dell’identità del paziente da operare, il dottor Rey ha spiegato: «L’anestesista ha il compito di verificare l’identità. Quando sono entrato in sala operatoria la paziente era già addormentata, era coperta da un telo verde che lasciava scoperta solo la parte da operare. Chi sapeva, aveva il dovere di fermarmi e non l’ha fatto». Il medico era convinto di operare un’altra paziente e non ha seguito una verifica diretta. Una giornata particolare, quell’8 luglio, con cambio di programma e sale operatorie. Ha precisato il medico. «Quel giorno oparavo senza medico assistente. Mi era stata data un’infermiera strumentista  che faceva le sue veci».  

«Lei non ha reagito?», lo ho incalzato il giudice Pagnamenta. «Sapevo che in quei giorni non ci sarebbe stato in sala il medico assistente; la clinica aveva deciso di ridurli. Immagino per ragioni economiche; per risparmiare».