Guardie di confine nella bufera, Ghisolfi: preoccupazione. Romano: Regione IV da potenziare
«Siamo sicuramente preoccupati per quello che stanno affrontando i collaboratori al fronte nella Regione IV – commenta Nadia Ghisolfi per il sindacato ‘Transfair’, che rappresenta i lavoratori del servizio pubblico, guardie di confine comprese –. Ci sono più situazioni emerse contemporaneamente che si stanno sommando». C’è la posizione del comandante Mauro Antonini (spostato a Berna) e del 58enne responsabile dello Stato maggiore (sospeso). C’è la lettera che lamenta brusche modalità di gestione da parte del 46enne capo del personale, pure al centro di verifiche, inviata da quasi la metà del Corpo della Regione IV al direttore dell’Amministrazione federale delle dogane. E c’è la vicenda della cassetta ‘nera’, non ufficiale, alimentata con una parte delle gratifiche e che sarebbe stata a disposizione del Comando, composto di graduati e aiutanti, per cene e biglietti d’auguri.
La lettera. «È indubbio che se hanno firmato centotrenta guardie qualcosa che non funziona c’è, quantomeno vi è un clima di disagio». Che, annota Ghisolfi, «non fa bene a nessuno». Da questo punto di vista, «le inchieste dovrebbero perlomeno permettere di fare chiarezza e di conseguenza di ristabilire la fiducia». In tal senso, la visita del direttore dell’Amministrazione federale delle dogane Christian Bock martedì «va letta come un segnale importante: gli agenti devono poter continuare a svolgere il loro lavoro serenamente». Come Municipio, sostiene la leghista Roberta Pantani, vicesindaco di Chiasso e consigliera nazionale, «non abbiamo mai avuto sentore di un malessere» in seno al Corpo delle guardie di confine Regione IV: «Attendiamo comunque l’esito delle indagini». In ogni caso «è fondamentale, e lo dico come municipale di un comune di frontiera, che le guardie siano ben organizzate e svolgano in maniera tranquilla e corretta il loro lavoro sul territorio e che quindi non siano messe sotto pressione da eventuali problemi interni. Ciò che conta è che si ristabilisca un clima sereno fra gli agenti del Corpo». Il quale non ha soltanto bisogno di ritrovare quiete, ma di poter contare su un potenziamento: lo ricorda Marco Romano (Ppd), presidente delle Deputazione ticinese alle Camere. Deputazione che aveva appena iscritto il tema sull’agenda politica. «Il giorno prima che la notizia dell’inchiesta diventasse pubblica ci eravamo presi l’impegno di contattare i vertici ticinesi della Regione IV per capire qual era la situazione in ottica operativa, così da raccogliere le informazioni necessarie per rivolgerci ai responsabili del Dipartimento federale delle finanze durante la sessione delle Camere, al via lunedì, per perorare la causa dell’aumento degli effettivi». Poi il ‘patatràc’, che ha sorpreso anche Romano, e costretto la Deputazione a rallentare sul dossier... «In questo momento credo che sia estremamente sbagliato trasportare il tutto in una discussione politica. Non possiamo che aspettare e sperare che la verifica in corso proceda il più rapidamente possibile, così che siano prese le conseguenti decisioni (non politiche) e che questo ci permetta poi di tornare alla carica, pensando soprattutto a chi lavora sul terreno». La lettera inviata a Berna da parte dei dipendenti lamenta un malessere: forse il problema non sta tanto nella mancanza di effettivi quanto nella gestione infelice degli effettivi già presenti, è così? «Penso di poterlo escludere categoricamente. I contatti che abbiamo sia coi vertici sia con chi opera sul terreno, e i dati oggettivi relativi all’operatività, dimostrano che manca personale. Credo quindi che tra i due elementi non si possa fare alcuna correlazione. Se ci sono stati problemi di conduzione vanno prese le misure del caso e non spetta alla politica farlo. Ma l’altro filone è a sé stante e va portato avanti: la domanda di un potenziamento sarà dunque solo posticipata alla sessione di dicembre».
«È importante che si faccia chiarezza a trecentosessanta gradi e che venga fatta in tempi ragionevolmente brevi affinché si ristabilisca l’indispensabile fiducia fra i collaboratori e il comando», afferma, contattato dalla ‘Regione’, il colonnello Fiorenzo Rossinelli, alla testa del corpo ticinese delle guardie di confine dal 1996 al 2008, quando gli è subentrato Antonini. Rossinelli precisa di parlare in termini generali e basandosi «su quanto appreso finora dai media». Le inchieste disposte, amministrativa e della giustizia militare, aggiunge l’ex comandante, «non devono lasciare zone d’ombra. E sono convinto che sarà così». Rossinelli ribadisce: «L’assoluta chiarezza è la premessa per ripristinare la necessaria serenità. Ma anche il senso di appartenenza al Corpo. Solo così si possono eseguire con efficacia compiti essenziali anche per la sicurezza della popolazione».