Il Partito popolare democratico critica la posizione del Consiglio federale, il quale ha proposto di respingere una mozione a riguardo
I salari minimi cantonali si applichino anche ai lavoratori distaccati! Inizia così il testo dell'iniziativa cantonale del Partito popolare democratico (firmata dai deputati Fiorenzo Dadò, Maurizio Agustoni, Giorgio Fonio e Marco Passalia), che contesta la posizione assunta dal Consiglio federale, il quale ha proposto di respingere una mozione del Consigliere agli Stati Fabio Abate che chiedeva di incaricare il governo federale di presentare una modifica della Legge federale concernente le misure collaterali per i lavoratori distaccati e il controllo dei salari minimi previsti nei contratti normali di lavoro. Questo affinché sia prevista “la possibilità di imporre ai datori di lavoro esteri che distaccano i propri lavoratori in Svizzera anche il rispetto delle condizioni salariali minime prescritte in una legge cantonale”. “Secondo il Consiglio federale – scrive il Ppd nel testo dell'iniziativa – il salario minimo non rientrerebbe nell’ambito delle misure collaterali della libera circolazione, inoltre le leggi cantonali stesse escluderebbero i lavoratori distaccati dal campo d’applicazione del salario minimo”. A proposito del primo argomento il Ppd ritiene che “il salario minimo costituisca a tutti gli effetti una misura che consente di contrastare, almeno in parte, gli effetti negativi della libera circolazione”. Per quanto riguarda la seconda motivazione del Consiglio federakele, il Ppd precisa che “starà ai vari Cantoni stabilire se, e in che misura, la legislazione sul salario minimo si applichi ai lavoratori distaccati; nella misura in cui i Cantoni decidano di applicare il salario minimo ai lavoratori distaccati essi devono avere la possibilità di attuare questa decisione”.