L'inchiesta sul delitto di Caslano del 6 luglio rivela dettagli ancor più brutali: il nipote della vittima ha ammesso di aver fatto tutto da solo
Ha sniffato in abbondanza e si è bevuto una bottiglia di grappa. Poi è andato a casa della nonna, in piena notte, per chiederle 200 franchi con cui comprare altra coca. Di fronte al suo rifiuto, ha preso un martello e l'ha colpita alle spalle nel corridoio, per poi infierire con altre dodici martellate. Come riferisce oggi Il Caffè, la riscostruzione del delitto di Caslano dello scorso 6 luglio ha rivelato dettagli ancor più inquietanti.
Il giovane (21 anni), reo confesso dell'omicidio della nonna 81 enne, ha prima cercato di scaricare le responsabilità su un presunto amico. Ma la sua tesi ha retto ben poco. Quella notte avrebbe fatto tutto da solo. Dopo aver colpito a martellate la donna, ha maldestramente cercato di depistare le indagini dandole fuoco. Resosi conto di non avere abbastanza liquido infiammabile, è andato a rifornirsi al più vicino distributore di benzina. L'incendio appiccato alla casa della nonna ha però subito insospettito gli inquirenti, che sono ben presto risaliti a quel giovane problematico, con disturbi psichici e un problema crescente di dipendenza da stupefacenti.
Questo per quanto riguarda i fatti dell'inchiesta coordinata dal procuratore Paolo Bordoli. Tutte le responsabilità incrociate che, nel tempo, hanno portato a questo delitto assurdo, sono un altro discorso.