Luganese

Delitto di Caslano, il 23enne aveva 'due' case

Viveva solo ma possedeva le chiavi dell'abitazione della nonna, uccisa la notte del 6 luglio. Intanto la Magistratura ha ordinato la perizia psichiatrica

Ti-Press
25 luglio 2018
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Dopo la ‘liberazione’ della salma da parte della Magistratura resasi possibile a seguito dell’identificazione del corpo, è stata fissata a venerdì 27 luglio alle 10 la data del funerale dell’anziana 81enne di Caslano uccisa tre settimane fa nella sua abitazione dal nipote 23enne, la notte del 6 luglio. L’omelia sarà officiata da don Gianpaolo Patelli nella locale chiesa di San Cristoforo. Sarà presente anche il parroco di Caslano, don Frank, che bene conosceva la donna, attiva nel coro del paese e che amava scrivere poesie, ben voluta da tutti. Intanto prosegue l’inchiesta penale del procuratore pubblico Paolo Bordoli nei confronti dell’autore del delitto, accusato di assassinio, subordinatamente omicidio intenzionale, turbamento della pace dei defunti e incendio intenzionale.

Emergono novità sui rapporti relazionali tra la vittima e il suo insospettabile – fino al momento del suo arresto – uccisore. Il nipote, 23 anni, da quando l’anziana aveva perso il marito – qualche anno fa – aveva deciso di trasferirsi dalla Svizzera interna, dove era nato e aveva vissuto fino alla maggiore età, nel comune lacuale ticinese e andare a vivere dalla nonna, dopo che i suoi genitori avevano divorziato e ricostruito entrambi famiglie proprie.

Il giovane da un anno a questa parte abitava in un proprio appartamento, vicino alla casa della nonna in via Chiesuola 5, la zona residenziale di Caslano. Il giovane non si era tuttavia reso completamente autonomo, andava spesso a pranzare e cenare dalla nonna. E, elemento significativo per le indagini, aveva conservato le chiavi dell’abitazione dell’anziana parente. Le stesse chiavi utilizzate la notte tra giovedì 5 e venerdì 6 luglio, verso le 3, per fare ingresso nella villa al pianterreno e sorprendere nel sonno la donna.

La vittima colpita nel corridoio

Il delitto è avvenuto nel corridoio: è qui che il giovane ha colpito con un oggetto contundente la vittima, lasciandola a terra esanime. Poi il 23enne, allo scopo di simulare un incendio, avrebbe dato fuoco alla casa a ridosso del corridoio in cui si trovava la salma e dove le fiamme sono rimaste circoscritte grazie al tempestivo intervento dei pompieri, carbonizzando il corpo dell’anziana, per la cui identificazione sono state necessarie le analisi dell’arcata dentale.

Di qui le accuse di turbamento della pace dei defunti e di incendio intenzionale postulate dal pp Bordoli a carico dell’autore del delitto. Ora gli inquirenti stanno lavorando alla scrupolosa ricostruzione del caso. Il movente finora maggiormente accreditato o perlomeno l’ipotesi di lavoro degli investigatori è la richiesta insistente di denaro del nipote alla nonna per l’acquisto della cocaina. Un possibile rifiuto da parte dell’anziana potrebbe aver scatenato l’ira incontrollata del giovane. E proprio la perizia psichiatrica – ordinata ora dal magistrato – dovrà fare luce sullo stato psichico del giovane al momento del delitto e stabilire un’eventuale scemata responsabilità. Il giovane, che in passato aveva lavorato all’Otaf, percepiva l’invalidità, non è chiaro se per ragioni psichiatriche. Tutti aspetti centrali nella vicenda giudiziaria e per il processo. Il 23enne, reo confesso, in detenzione preventiva nel penitenziario della Farera, è difeso dall’avvocato e criminologo Daniel Ponti.