1° Agosto e siccità: fuochi proibiti. David, Sezione forestale: ‘Causare un incendio ora vorrebbe dire rovinarsi la vita dal punto di vista finanziario’
Il temporale di sabato? Già un lontano ricordo. La siccità persiste e non basta un acquazzone a cambiare le cose. «No, certo. Temporali isolati non sono sufficienti: per revocare il divieto generale di accendere fuochi all’aperto sono necessari due o tre giorni di pioggia». Parola di Roland David, capo della Sezione forestale del Dipartimento del territorio. «Il divieto è in vigore dal 9 luglio e non sono attesi cambiamenti». Ciò significa che fontanelle, razzi e affini mercoledì, in occasione del Natale della Patria, dovranno restare rigorosamente spenti. Pena la multa, che può arrivare fino a 20mila franchi. «È il male minore, in verità – commenta David –. Nella situazione attuale causare un incendio vuol dire rovinarsi la vita dal punto di vista finanziario. La negligenza infatti implica il mancato riconoscimento da parte dell’assicurazione. E i costi per lo spegnimento di un rogo possono anche essere milionari». È quindi «indispensabile fare sensibilizzazione – ribadisce il responsabile della Sezione forestale –, invitando la popolazione a comportarsi con la necessaria prudenza». Suvvia: lo spirito della Festa nazionale lo si sente dentro e lo si canta nell’inno, mica facendo scintille (quanto meno in senso letterale). Lo ha capito anche la grande distribuzione, che a maggioranza ha deciso di rinunciare alla vendita dei fuochi in Ticino (così come negli altri cantoni in cui è in vigore lo stesso divieto). Lo hanno annunciato nei giorni scorsi Coop e Aldi; e la stessa cosa ha deciso di fare Lidl, come ci conferma il portavoce Mathias Kaufmann. Migros aveva invece optato per rifornire i propri stand. «Ci riserviamo il diritto di sospendere la vendita, ma per ora nei nostri spazi dedicati l’abbiamo prevista – spiegava giovedì alla ‘Regione’ il portavoce di Migros Ticino Luca Corti –. Questo perché oltre ai fuochi d’artificio vendiamo altra merce a tema: bandierine, lanterne, e chi più ne ha più ne metta. In ogni caso, la nostra clientela viene resa attenta sul divieto in essere e sulla possibilità di riportare i fuochi in caso di mancato utilizzo. Nel 2016 era successa la stessa cosa e non avevamo avuto alcun problema con i rimborsi. L’esperienza era stata buona». «Trovo che in generale sia un bel segnale – riprende David –. La maggior parte dei negozi ha rinunciato e, in caso contrario, permette alla clientela di chiedere il rimborso. Riportare la merce è la cosa migliore da fare». Anche perché i fuochi hanno una data di scadenza, che va verificata.
Se per i privati il discorso si chiude qui, per gli enti pubblici invece vi è la possibilità data dalla legge di chiedere una deroga al divieto per poter organizzare gli spettacoli pirotecnici o i falò, nell’ambito di un evento aperto alla popolazione, ‘ça va sans dire’. «I Comuni devono dimostrare che organizzano lo spettacolo pirotecnico in piena sicurezza, compreso il dispositivo dei pompieri pronto a intervenire», chiarisce David. Molto dipende da dove si svolge l’evento: sul lago evidentemente non ci sono pericoli, e il rischio è ridotto anche nelle zone urbanizzate. «Ci sono tutta una serie di condizioni da dimostrare». Non sono molti comunque ad essersi fatti avanti: una decina. «Concederemo loro la deroga. Bisogna aggiungere che sono quei Comuni che da anni promuovono questo tipo di evento e sanno esattamente come bisogna organizzarsi». Tra questi c’è Bellinzona, che salvo ripensamenti dell’ultima ora dovrebbe confermare il tradizionale spettacolo pirotecnico dal Castello di Montebello (informazioni aggiornate su www.bellinzona.ch).