Al via la stagione nelle strutture ticinesi e mesolcinesi, pronte ad accogliere sempre più escursionisti grazie a un'offerta che cambia con i tempi
Migliorare l’offerta, valorizzando l’esperienza, per accrescere curiosità e quindi frequenza. È questa la formula che andrà applicata alle stagioni future delle capanne alpine in Ticino e Mesolcina. Questa è la tendenza che dovranno seguire gli addetti ai lavori – sezioni di Club alpino svizzero (Cas), Federazione alpinistica ticinese (Fat) e Bellinzonese e Alto Ticino Turismo che hanno presentato ieri la stagione in conferenza stampa – affinché le strutture di montagna diventino attrazione e meta di più visitatori possibili. Auspicio anche per la stagione 2018, che tra fine maggio e metà giugno prende avvio. Dopo un 2017 di pernottamenti pressoché invariati, dovuti anche allo sfavore meteorologico – 45’935 in totale, principalmente dalla Svizzera tedesca, seguono Germania e Italia – l’offerta turistica in montagna cammina sul sentiero verso il cambiamento.
L’evoluzione del turismo di montagna, non più baluardo di esperti escursionisti, è determinata da nuovi camminatori, che hanno esigenze diverse. Le strutture montane stanno perciò subendo, negli ultimi tempi, delle trasformazioni dovute alle richieste dei fruitori. Se una volta le capanne erano ambienti spartani ed essenziali, con coperte militari di lana, un po’ pizzicanti e stantie, oggi troviamo strutture con stanze matrimoniali, servizi privati, docce, piumoni... Queste sono alcune delle modifiche cui potrebbero andare incontro le capanne alpine, tutte volte alla comodità. A livello regionale, alcune strutture hanno già subìto delle riattazioni; le ultime in ordine di tempo sono state Cògnora, Monte Bar e Tomeo. Per quest’anno è prevista la ristrutturazione della capanna Cadlimo (nei bilanci è la seconda più frequentata, con ben 3’155 pernottamenti, dopo Cadagno e prima di Motterascio), mentre l’anno prossimo sarà la volta di Gesero e Piansecco. Ma l’offerta non cambia – o si adegua – solo nella veste, ma anche nei contenuti con la proposta di attività che vanno oltre l’escursione e comprendono un più ampio territorio; esaltandolo. Si cercherà di valorizzare le proposte, disegnando itinerari su più giorni (digitalizzandoli per un’informazione più diretta), oppure sentieri tematici, giardini di arrampicata e così via. Questi sono gli auspici degli operatori del settore turistico.
Di pari passo, sta cambiando anche la figura del custode – lavoro non facile, fatto di sacrifici, ma anche di grandi soddisfazioni – che deve diventare imprenditore di se stesso e impegnarsi sui fronti di accoglienza e ristorazione (aspetti già curati e apprezzati) e anche saper aiutare gli escursionisti consigliando loro itinerari e attività. Una tendenza degli ultimi tempi vede sempre più famiglie lanciarsi nella gestione, mentre è diventato sempre più difficile trovare persone che custodiscano le strutture medio-piccole.
Con un totale di 2’370 posti letto, il territorio ticinese e quello mesolcinese contano 77 capanne (di cui 40 custodite) e oltre un centinaio di rifugi. I numeri fanno ben comprendere come quella delle strutture ricettive alpine sia una categoria importante del turismo della regione che va promossa. A tal proposito, è appena stata ristampata la sesta edizione di “Capanne e rifugi del Ticino e della Mesolcina” (Salvioni Edizioni) a cura di Massimo Gabuzzi. Il pratico volume, con aggiornamenti, presenta le strutture del territorio (ne sono state aggiunte di nuove), con descrizioni, fotografie, cartine e consigli escursionistici e informazioni di carattere culturale e naturalistico.