Sulla risposta del Consiglio federale a Romano il relatore di minoranza frena. Quadranti: ‘La mozione Ppd parte dal presupposto sbagliato’. Agustoni: ‘Non chiediamo di toccare l’accordo’.
Il relatore di minoranza frena: “Questa possibilità ipotetica di trattativa diretta” con la vicina Repubblica “è una questione comunque distinta da quella della mozione, che parte dal presupposto, non dimostrato, che l’Italia non stia rispettando l’accordo del 1974”. È quanto sostiene, nero su bianco, il deputato del Plr Matteo Quadranti nel rapporto con cui invita il plenum del Gran Consiglio – il dossier è nell’agenda della seduta che si aprirà lunedì prossimo – a ritenere “evasa” la proposta dei popolari democratici Maurizio Agustoni e Giorgio Fonio di sollecitare il Consiglio di Stato ad avviare trattative con l’Italia perché impieghi i ristorni provenienti dalla tassazione dei frontalieri “anche” per il finanziamento di infrastrutture a favore della mobilità transfrontaliera, come ‘Park & Rail’ e ‘Park & Ride’. “Evasa”, considerato fra l’altro anche il nuovo testo sulla fiscalità dei frontalieri per ora soltanto parafato.
La maggioranza della Commissione della gestione si è già schierata con l’atto parlamentare di Fonio e Agustoni, sottoscrivendo martedì 15 il rapporto di Fiorenzo Dadò (Ppd). Ieri è stato il turno della minoranza, con i commissari liberali radicali e socialisti che hanno firmato il documento stilato da Quadranti. Documento che rispetto alla bozza della scorsa settimana contiene una serie di considerazioni del relatore sulla recente risposta del Consiglio federale al deputato al Nazionale Marco Romano (vedi l’edizione del 18 maggio): i Cantoni, scrive il governo, hanno “la facoltà, a condizioni rigorose, di concludere con l’estero trattati nei settori di loro competenza” e fra questi rientra il “finanziamento delle infrastrutture transfrontaliere”. Quadranti smorza però l’entusiasmo di coloro che appoggiano la mozione Agustoni/Fonio.
Mozione che, annota il relatore di minoranza, “parte dal presupposto, non dimostrato, che l’Italia non stia rispettando l’accordo del 1974 (quello sull’imposizione dei lavoratori frontalieri e la compensazione finanziaria ai Comuni italiani di confine, ndr) e che quindi bisogna imporglielo”. Quadranti ricorda che tale accordo “è legato a quello sul divieto di doppia imposizione tra Svizzera e Italia e quindi di interesse nazionale e di competenza della Confederazione, non essendo il tema fiscale paragonabile a dei Park & Rail locali”. «Il Cantone non ha la competenza per trattare in materia fiscale – dichiara Quadranti alla ‘Regione’ –. Non si può quindi pretendere che i ristorni vengano usati in un determinato modo. Semmai occorre ripartire da zero con le trattative, allo scopo di sottoscrivere un nuovo accordo transfrontaliero sulle opere per la mobilità, come quello sugli inerti firmato da Claudio Zali nel 2015». Sulla necessità di un nuovo accordo che vincoli le regioni di confine potrebbe essere convinto anche Quadranti. «Sì, ma non dev’essere in alcun modo legato ai ristorni. Sarebbe una cosa diversa». Anche per una questione di opportunità strategica. «Un accordo è un contratto – fa inoltre notare il deputato del Plr –. Mi pare azzardato pretendere che il partner si metta al tavolo delle trattative se inizio col dire che non sta rispettando l’accordo del 1974, quando in realtà il presupposto su cui si basa questo giudizio è scorretto. Dare dell’inadempiente a qualcuno non mi sembra diplomaticamente la mossa migliore». Ciò che potrebbe suscitare reazioni “con ripercussioni negative” per rapporto ad altri accordi esistenti (o in fase di rinnovo) fra i due Stati o fra Cantone Ticino e Regione Lombardia. Quello riguardante lo smaltimento degli inerti ticinesi in Italia potrebbe essere un esempio. Con il rischio che “se dovesse passare l’idea di Zali di bloccare i ristorni delle imposte dei frontalieri probabilmente ci ritroveremmo nella situazione disastrosa di tenerci i ristorni ma con essi anche tutti gli inerti e le scorie che non sapremmo dove mettere. Questo – scrive Quadranti – è solo uno dei possibili esempi per dire che un conto è fare la voce grossa a scopi elettorali e un altro è trovare o tentare di trovare le soluzioni ponderate con un fine lavoro di tessitura di consensi”.
«Il rapporto di minoranza mi sembra un inno all’arrendevolezza: addirittura si reagisce negativamente – senza una ragione plausibile – a uno stimolo contenuto nella risposta del Consiglio federale all’interpellanza di Marco Romano». Il popolare democratico Maurizio Agustoni va giù duro nel commentare il documento redatto da Quadranti. «L’oggetto della mozione mia e di Fonio – rileva – è non l’Accordo del 1974, ma l’utilizzo dei ristorni versati all’Italia in virtù di quell’Accordo». E sino a quando rimarrà in vigore il testo del ’74 «resteranno i ristorni». Che scompariranno con l’introduzione dell’accordo parafato nel dicembre 2015... «Sì, ma su un aspetto – evidenzia Agustoni – concordano tutti, compreso il nostro ministro degli Esteri Cassis: questo nuovo trattato sulla fiscalità dei frontalieri, per ora solo parafato, non è musica di domani e con ogni probabilità neppure dei prossimi anni. Peraltro, alla luce della composizione dell’attuale governo italiano, sarei assai stupito se la Lega di Salvini agevolasse l’entrata in vigore di un accordo che porterebbe i frontalieri, diversi dei quali elettori del suo partito, a pagare più tasse». E allora i ristorni «sono destinati a rimanere per un po’ di tempo: si pone quindi il tema di come utilizzarli». Il Consiglio federale «ha detto che i Cantoni facendo uso della loro competenza residua in materia di politica estera possono concludere trattati con la controparte istituzionale estera: Quadranti non porta un solo motivo valido per cui il Ticino non possa perlomeno chiedere alle competenti autorità italiane di sedersi al tavolo e valutare dei progetti di mobilità transfrontaliera da finanziarie anche con i ristorni».