Domani il Consiglio di Stato dovrà rispondere all'interpellanza del deputato Mps: le norme sulle pensioni dei ministri sono opache e si prestano ad “equivoci”
Domani in Gran Consiglio si tornerà a parlare di “zone grige” e di “privilegi indebiti”, quando il governo dovrà rispondere a un'interpellanza di Matteo Pronzini (Mps). In parole povere, il regime pensionistico cui sono soggetti i Consiglieri di Stato presenta risvolti opachi? Si presta a interpretazioni che possono favorire dei privilegi ingiustificati? Soprattutto nel caso di un membro del governo che, per ipotesi, prima di venire eletto abbia già lavorato per il Cantone?
Naturalmente, fra i temi di discussioni, c'è un caso concreto: quello di un ministro in carica che, come ricorda oggi Il Caffè, a detta di molti ben informati avrebbe ritirato 700 mila franchi dal suo fondo previdenziale per acquistare una casa e in futuro, stando le norme attuali (poco chiare), potrebbe comunque percepire la pensione piena: cioè 140 mila franchi annui, quella prevista per gli ex Consiglieri di Stato. Sarebbe giusto? Non solo: sarebbe opportuno, agli occhi di un'opinione pubblica sempre più sfiduciata e insofferente verso le istituzioni?
Il fatto è che la Cassa pensioni dello Stato prevede delle decurtazioni dalla rendita nel caso in cui si prelevino in anticipo dei soldi, solo che i Consiglieri di Stato al momento non sono ancora assoggettati alla cassa pensioni. Insomma, ricevono la pensione senza averla mai pagata. Non solo, i ministri per maturare la piena pensione dovrebbero completare quattro legislature. Ma, se prima di essere eletti hanno già lavorato alle dipendenze del Cantone, quel che hanno versato gli viene conteggiato ai fini della pensione da Consigliere di Stato. Ecco il problema: ma se quel tale i soldi versati in precedenza li ha usati per comprare casa, come può farli valere per prendersi pure i 140 mila franchi di pensione?