Il neo-presidente del Consiglio di Stato a tutto campo su rapporti col Gran Consiglio, obiettivi e su come vorrebbe segnare il suo anno presidenziale
«Non penso di confidare un segreto di Stato se rivelo che i rapporti tra Gran Consiglio e governo, al momento, non sono buoni». È netto Claudio Zali, direttore del Dipartimento del territorio e dal 10 aprile presidente del Consiglio di Stato, nel riproporre il tema delle frizioni tra Esecutivo e Legislativo. Le ultime si sono manifestate su dossier che andranno a segnare il quadriennio che finirà il prossimo aprile: il caso Argo 1 e soprattutto quello dei rimborsi spese e dei benefit al governo.
Sarebbe bello poter smussare reciprocamente gli angoli, anche se temo che l’avvicinarsi delle elezioni non porti con sé un clima così propizio per un cambiamento.
Chi lo sa, vedremo anche con il cambio dell’Ufficio presidenziale (Up). Io, da parte mia, mi comporterò con cortese fermezza.
Sì. In questi casi mi rivolgerò all’Up per emendarli da inutili polemiche. Quando ho parlato di questa mia intenzione, stavo per rispondere a un’interpellanza con domande che in sé non avevano nulla che non andasse bene anche se per alcune sarebbe stato sufficiente guardare la Legge: era il titolo a essere offensivo e che poteva essere risparmiato.
Questo succede sempre, il presidente del governo ha per ruolo e funzione una maggiore visibilità.
Beh, pochi giorni fa abbiamo presentato un Consuntivo a cifre nere, quando il Preventivo era in rosso. Per l’anno prossimo, seguendo l’obiettivo che ci siamo posti con il Piano finanziario, speriamo di presentare un Preventivo anch’esso a cifre nere. Il trend sta migliorando, se pensiamo che quando sono entrato in governo, nel 2013, si parlava di 200 milioni di deficit. Se si parte da queste cifre non c’è alcuno spazio per immaginarsi nuovi compiti, anzi, bisogna tagliare. Ma con la condizione attuale è un altro vivere, e credo che questa serenità si trasmetta a tutto il Paese.
La concretizzazione del dossier delle Officine, passando dalla dichiarazione d’intenti a un impegno vincolante tra Cantone, Città di Bellinzona e Ffs per la realizzazione del nuovo stabilimento. Un obiettivo in vista, che può essere portato a casa entro questo anno.
Dipende dai punti di vista, lo lascio decidere agli altri. In presenza di profili tendenzialmente orientati a maggior dialogo e minor decisionismo io mi propongo in maniera differente. Anche perché non vengo dal mondo della politica, non arrivo da otto o dodici anni di Gran Consiglio. E non conto di rimanere in eterno in Consiglio di Stato, quindi cerco di fare le cose, compatibilmente coi tempi della politica.
Ci stavo pensando in questi giorni: io sono contento. Ho portato a casa il finanziamento del tram-treno, che non era scontato; siamo a progettazione avanzata con il collegamento A2-A13; sta funzionando la circonvallazione Agno-Bioggio. Sulla Lia stiamo preparando il messaggio e sulla tassa di collegamento aspettiamo che si pronunci il Tribunale federale.
Assolutamente no (ride, ndr). Noi si mangia e si beve esattamente come prima, mica si vedrà che sono il presidente. Continueranno a chiamarci ‘‘governicchio’’ come prima. Fortunatamente abbiamo un modo un pelino meno serio e più scanzonato di far politica. Il che, ogni tanto, non guasta.
Devo ancora pensarci bene a dire il vero. Senza dubbio vorrei essere ancora più vicino alle persone e al territorio, scegliermi degli eventi che, magari, di solito sono trascurati dalla politica e metterci per un attimo sopra le luci dei riflettori. Magari, facendo delle visite un po’ inusuali, conoscere meglio persone e situazioni, facendo capire che per il Consiglio di Stato ci sono anche loro.