Ticino

Rimborsi, parola al governo

La Sottocommissione chiede all’Esecutivo di prendere posizione sulle criticità emerse fino a oggi

28 marzo 2018
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Le criticità sono sul tavolo, ora sta al governo dire la sua. Su invito – formalizzato ieri – della Sottocommissione finanze che si sta occupando del controverso dossier rimborsi e benefit concessi ai consiglieri di Stato e all’ex cancelliere. «Abbiamo deciso di chiedere una presa di posizione al Consiglio di Stato sulle criticità e sulle divergenze emerse dal nostro rapporto intermedio», spiega alla ‘Regione’ il coordinatore Fabio Bacchetta-Cattori. I nodi che lo stesso deputato popolare democratico aveva presentato al plenum del Gran Consiglio un paio di settimane fa, riferendo delle prime conclusioni a cui è giunta la Sottocommissione, sono quelli conosciuti: la mancata presentazione all’Ufficio presidenziale delle note a protocollo che regolano i rimborsi spese (avvenuta solo nel 2011, anziché dal 2005 come previsto dalla legge) e i benefit (mai regolarizzati); la “mancanza di una definizione più esaustiva delle spese che non rientrano nel forfait e di una uniformità di prassi tra i Dipartimenti”; le “interpretazioni giuridiche divergenti” tra consulente del governo e quelli del parlamento sulla base legale che regola (o meglio non regola) il dono di 10mila franchi esentasse a fine mandato sia per i consiglieri di Stato che per il Cancelliere.

L’Esecutivo era invero già stato sentito dalla Sottocommissione prima di stilare il rapporto parziale. «Ci sono giunti anche degli scritti – spiega Bacchetta-Cattori –, però dopo la nostra relazione chiediamo ora formalmente al governo di prendere posizione nero su bianco». A che scopo? «Dal momento che occorre nuovamente tornare in aula con un rapporto definitivo è opportuno che si riceva una scritto del Consiglio di Stato in merito a tutta questa vicenda – risponde il coordinatore –. Una vera e propria relazione». Richiesta di chiarimento estesa anche a Giovanni Cavallero, direttore del Controllo cantonale delle finanze, autorità che aveva tra l’altro sollecitato il governo nel sottoporre le note di protocollo al parlamento e che, a detta della Commissione della gestione, non avrebbe invece sottolineato a sufficienza nei propri rapporti la lacuna formale in merito ai rimborsi spese.

‘Ma poi il discorso diventa politico’

Quanto all’azione di risarcimento sollecitata da Matteo Pronzini (Mps), «per quel che concerne sia i presupposti sia i termini abbiamo chiesto ai nostri consulenti giuridici di esprimersi», aggiunge Bacchetta-Cattori. Spetterà dunque al segretario generale del parlamento Gionata Buzzini e al giurista Tiziano Veronelli valutare in quale misura ci siano gli estremi per chiedere agli ex consiglieri di Stato di restituire gli extra. E quando scatterebbe un’eventuale prescrizione. C’è chi caldeggia però l’intervento di un perito esterno. «Per il momento – dichiara il coordinatore della Sottocommissione – andiamo avanti con tali richieste interne. Su questo c’è accordo in Sottocommissione, mentre su un’eventuale perizia esterna i pareri divergono. Vedremo». Per il capogruppo socialista Ivo Durisch, «una volta acclarati gli aspetti giuridici, ovvero i termini di prescrizione e in particolare da quando decorrono, il discorso diventa politico». Per cui, prosegue Durisch, «dovrebbero essere poi i singoli gruppi parlamentari a riflettere sull’opportunità o meno di inoltrare un’istanza di rimborso». Oltre a far parte della Sottocommissione, Durisch in quanto capogruppo è membro dell’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio. E «come Up speriamo di poterci pronunciare al più presto sulla risoluzione con la quale il governo intende regolamentare definitivamente la questione dei rimborsi forfettari», sostiene l’esponente del Ps, auspicando inoltre «che si possa finalmente dipanare la matassa delle pensioni dei consiglieri di Stato». Tornando all’eventuale richiesta di restituzione, secondo il capogruppo del Plr Alex Farinelli «occorrerà formulare un giudizio politico sull’operato del governo e dell’ex Cancelliere e capire se i benefici di cui hanno goduto, a prescindere dalle interpretazioni divergenti circa la base legale, erano o no giustificati». I lavori in Sottocommissione, annota a sua volta il leghista Michele Guerra, «procedono a pieno regime dopo la presentazione in Gran Consiglio delle conclusioni della relazione intermedia e il decreto di abbandono del procuratore generale che conferma la piena buona fede del governo. Bisogna ora risolvere, per il futuro, i problemi amministrativi e stabilire come sanare ciò che va sanato. Lo faremo nelle prossime settimane».