Ticino

Syndicom: "Un 2017 di battaglie, e il 2018 non sarà da meno"

Il sindacato della comunicazione e dei media, riunito per l'assemblea annuale, ha ricordato le battaglie contro le decisioni di Posta e Swisscom, ma non solo

26 marzo 2018
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Ripristinare la regia federale della Posta. Battersi per mantenere i posti di lavoro e contrastare le esternalizzazioni a Swisscom. Lottare contro lo smantellamento generale del servizio pubblico. Queste le richieste dei soci syndicom Ticino e Moesano, riuniti in assemblea sabato 24 marzo a Cadro.

"Nell’ultimo anno si è assistito a un progressivo attacco al servizio pubblico: nei confronti della Posta, contro la radiotelevisione pubblica con NoBillag e ora anche a Swisscom" afferma il sindacato della comunicazione e dei media. E difatti che «Il 2017 è stato un anno di battaglie e anche l’inizio del 2018 non è stato semplice», ha affermato il presidente di sezione Jose Feijoo Fariña. Riguardo le chiusure degli uffici postali, "la Posta non vuol sentire ragioni, non ascolta i sindacati ma nemmeno i Comuni, i cittadini e perfino le indicazioni che giungono dalle Camere federali. Quanto sta accadendo agli uffici postali e ad AutoPostale, con la recente manipolazione dei dati e le malversazioni contabili, sono solo gli ultimi esempi."

Quindi, per syndicom, "nei confronti di una situazione simile, non resta che un’opposizione decisa". Così, all'unanimità, l’assemblea riunita "ha lanciato un appello a tutte le forze istituzionali, sociali e politiche affinché venga ripristinata la regia federale della Posta, la quale deve riattivare e riappropriarsi di tutte le attività soppresse o cedute ai privati. Una richiesta che non appare affatto utopistica, alla luce dei recenti scandali e dell’analisi contenuta nel nuovo libro di Graziano Pestoni “La privatizzazione della Posta svizzera”, che è stato presentato nel corso dell’assemblea. Tra le altre risoluzioni, la richiesta di una moratoria immediata riguardante tutte le decisioni che comportano una diminuzione delle prestazioni dei servizi postali e il peggioramento delle condizioni di lavoro e la riapertura di tutti gli uffici postali chiusi durante gli ultimi due anni contro la volontà dei Municipi o dei cittadini."

Non solo la Posta

"Se la situazione alla Posta non è facile, negli ultimi tempi si è aggravata anche quella di Swisscom", continua il comunicato. "Nonostante un utile miliardario, l’azienda ha annunciato un ulteriore inasprimento del programma di riduzione dei costi che comporterà una diminuzione di molti posti di lavoro: dopo la soppressione di circa 700 impieghi già effettuata nel corso del 2017, altri 700 sono previsti quest’anno. «Questa politica del personale non è in linea con i valori sociali di un’azienda che appartiene in maggioranza ai cittadini», hanno denunciato i rappresentanti di syndicom, «i collaboratori maggiormente colpiti hanno un’età di oltre 50 anni, lavorano per Swisscom da decenni e faticano a ricollocarsi». Per questo, l’assemblea ha chiesto di evitare qualsiasi esternalizzazione orientata solo all’ottenimento di un maggiore profitto e di orientare le future strategie aziendali nell’interesse dei suoi dipendenti e di tutta la popolazione."

Nel corso dell’assemblea, "si è parlato infatti della responsabilità sociale di aziende appartenenti alla Confederazione (come, appunto, la Posta e Swisscom) e del ruolo del servizio pubblico. «Siamo di fronte a una serie di attacchi contro il sistema dei media, la cui indipendenza e pluralità è vitale per la nostra democrazia», hanno denunciato i soci syndicom del settore Press e media elettronici. «Nonostante il chiaro esito della votazione NO Billag, l’attacco all’informazione non è terminato, con le misure di risparmio annunciate presso la Rsi e lo smantellamento dell’Agenzia telegrafica svizzera (Ats), che fornisce notizie ufficiali e controllate, un ruolo sempre più importante soprattutto in un momento in cui vengono diffuse con estrema facilità fake news e agenzie apposite vengono pagate per manipolare in modo scientifico le informazioni e influenzare in questo modo la politica». Perciò, è più che mai necessario concordare un Contratto collettivo nei media per garantire un giornalismo di qualità in difesa della democrazia del paese, come è emerso in modo chiaro nel corso della relazione dell’ospite Colin Porlezza, ricercatore dell’Università di Zurigo, sulla situazione dei media nella Svizzera italiana."