Ticino

Rimborsi, non si esclude una Cpi

Il Gran Consiglio chiede alla Gestione per la seduta di marzo un rapporto sui benefit del governo

22 febbraio 2018
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È piuttosto opaca, di certo non edificante per l’immagine istituzionale del Consiglio di Stato, questa storia dei rimborsi spese, dei regali e dei due mesi di stipendio dopo la cessazione del mandato. Benefit – incluse le indennità per il Cancelliere – stabiliti dagli ultimi governi, compreso dunque quello in carica, per i propri membri. Benefit che avrebbe dovuto autorizzare per legge l’Ufficio presidenziale del parlamento, se l’Esecutivo glieli avesse sottoposti per approvazione. E ciò per il tramite dell’allora Cancelliere dello Stato Giampiero Gianella. Una storia che comunque non finisce con l’abbandono del procedimento penale per il reato di abuso di autorità – l’indagine penale era scattata in seguito a un esposto del deputato Matteo Pronzini (Movimento per il socialismo) – decretato nei giorni scorsi dal procuratore generale John Noseda. Perché se nella seduta di ieri il Gran Consiglio da un lato ha deciso di non impugnare davanti alla Corte dei reclami penali il verdetto del pg, dall’altro vuole vederci chiaro sul piano amministrativo e su quello delle responsabilità politiche. Con 64 voti favorevoli, nessun contrario e cinque astenuti, ha quindi formalmente incaricato la propria Commissione della gestione, che esercita l’alta vigilanza, a presentare per la prossima sessione del parlamento un rapporto preliminare sui benefit ‘illegali’ e, come suggerito dal capogruppo del Ppd Maurizio Agustoni, «una valutazione sulla necessità o l’opportunità» di istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta.

Era stato del resto lo stesso Agustoni a proporre, durante la discussione sfociata nella decisione di non ricorrere contro l’abbandono del procedimento penale, di dar vita a una Cpi, la seconda Commissione parlamentare d’inchiesta di questa legislatura dopo quella sull’affaire Argo 1. L’esponente popolare democratico chiedeva che già ieri – richiesta poi ritirata – il Gran Consiglio prendesse una decisione di principio alla luce delle dure critiche all’operato del governo, anzi dei governi, e del Cancelliere dell’epoca mosse dal procuratore generale nelle otto pagine da lui firmate il 14 febbraio. E alla luce dei fatti ricostruiti dal magistrato. Nell’aprile 2011, ha così ricordato Agustoni, «il governo approva la nota a protocollo 43 in cui stabilisce il rimborso spese forfettario di 15mila franchi e la nota 44 nella quale fissa un’altra serie di rimborsi e di trattamenti di fine funzione», fra i quali i due mesi di stipendio supplementari per i (gli ex) ministri, un regalo fino a 10mila franchi e le indennità del Cancelliere. Alcuni giorni dopo «il Controllo cantonale delle finanze (Ccf, ndr) scrive al Cancelliere rammentandogli l’obbligo per il Consiglio di Stato di far approvare queste note a protocollo dall’Ufficio presidenziale (Up, ndr) del parlamento, ma non succede niente. Il 16 novembre – ha continuato Agustoni – il Ccf si presenta in governo: quest’ultimo incarica allora il Cancelliere di sottoporre le note a protocollo all’Up del Gran Consiglio. Una settimana più tardi il Cancelliere trasmette la 43 e tiene da qualche parte la 44. Il 12 dicembre l’Up ratifica la 43, ignorando l’esistenza della 44, che resta nel cassetto dove è stata infilata. Il 10 dicembre 2014 il Ccf sollecita il Consiglio di Stato dicendogli che la nota a protocollo 44 necessita della ratifica dell’Up, ma non succede nulla». Nel giugno 2015 «il Ccf (ri)sollecita formalmente il governo, ma non succede nulla». Nel luglio 2016 il Consiglio di Stato «adotta la nota a protocollo 103», con cui modifica lievemente la 44, e «comunica al Cancelliere che va sottoposta all’Ufficio presidenziale, ma non succede nulla». Scrive fra l’altro il pg nel decreto d’abbandono: “Tra il 2011 e il 2016 il governo ha adottato risoluzioni elaborate dal Cancelliere (e relative alla remunerazione dei suoi membri) senza esaminare e senza controllare che le ripetute raccomandazioni del Controllo cantonale delle finanze, circa l’obbligo di approvazione parlamentare, venissero rispettate dalla Cancelleria dello Stato”.