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Rapinano un uomo e scappano: espulsi per cinque anni

L’episodio, avvenuto a Chiasso, ha coinvolto due diciottenni che hanno strappato la borsa a un uomo

Fatti avvenuti in via Antonio Chiesa e, in seguito, via Albertolli
(Ti-Press / archivio)
27 novembre 2024
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Un inseguimento a piedi, una rapina e la fuga a gambe levate. A soli un mese e mezzo dai fatti, avvenuti a Chiasso il 9 ottobre, i due responsabili del reato sono stati giudicati dalla Corte delle Assise correzionali di Mendrisio in Lugano. Grazie a un accordo tra le parti – la procuratrice pubblica Valentina Tuoni e le avvocate Anne Schwikert e Camilla Cimiotti – con la conferma del giudice Siro Quadri, i due diciottenni – uno dei quali si era inizialmente definito minorenne –, dovranno scontare una pena di sei mesi di reclusione, sospesi per due anni, e l’espulsione dalla Svizzera per cinque anni. Pertanto, una volta completate le pratiche per l’espulsione, i due saranno scarcerati.

Come spiegato dalla pp, quella sera i due giovani, soggiornanti da pochi giorni al centro federale d’asilo, hanno agito in correità: dapprima, con un futile motivo, si sono avvicinati alla vittima di cittadinanza ucraina e successivamente gli hanno strappato il marsupio che indossava a tracolla. I due sono fuggiti ma l’uomo, deciso «a recuperare almeno i suoi documenti, che in questo periodo difficilmente avrebbe potuto rifare» ha iniziato a inseguirli. Una volta raggiunti, i due algerini hanno preso a pugni in testa e in altre parti del corpo la vittima, “per poi fuggire di nuovo con la refurtiva che veniva di volta in volta abbandonata per strada dopo averla controllata, a eccezione di un accendino, delle monete e di un cavo per caricare il cellulare”.

Solo a poche ore del processo i due 18enni hanno ammesso i fatti e in aula hanno spiegato che «quando abbiamo strappato il marsupio pensavamo che con quelle monete avremmo potuto comprare da mangiare, ma invece non valevano niente», trattandosi di qualche centesimo in fiorini ungheresi. Il giudice, considerando l’ammissione in aula e la giovane età dei colpevoli, ha ritenuto adeguata la pena proposta, senza disporre anche l’espulsione dall’area Schengen, poiché i due algerini hanno parenti in Europa.