Nell’ultima pubblicazione di Sandro Mombelli sono presenti filastrocche, tiritere e giochi nostrani per ricordare gli avi
Per molti sono ricordi lontani, ma indelebili. Quel momento nel quale, specialmente la più anziana della famiglia, teneva il bambino sulle ginocchia e gli cantava la scherzosa filastrocca in dialetto è un’immagine che non si può dimenticare. Se visivamente il ricordo non svanisce, le parole pronunciate magari sono state dimenticate. Ed ecco che queste tiritere, cantilene, preghiere e ninne nanne sono state raccolte nel terzo libro di Sandro Mombelli dedicato al dialetto per – come scritto nell’introduzione – “ricordare una serie di persone scomparse” e per “salvare questo prezioso patrimonio”.
Questa opera di Mombelli, in collaborazione con Marco Della Casa e Candida Willemse e intitolata ‘La röda la gira’, «è la conclusione di una trilogia. Tra queste tre opere (le altre due sono ‘Il libro dei proverbi in dialetto’ del 2022 e ‘Il libro dei modi di dire in dialetto’ del 2023, ndr) c’è un filo conduttore che è quello di far rivivere la cultura del passato. Ora la trilogia è conclusa, vorrei prendermi una pausa e pensare a una futura pubblicazione un po’ diversa, magari riguardante i giochi o l’onomastica».
In attesa del prossimo viaggio nel passato in compagnia di Mombelli, il pubblico lettore «che è composto sia da gente che ha vissuto quei momenti, sia da persone giovani desiderose di scoprire il nostro passato», potrà divertirsi leggendo rime religiose scherzose come “O Gesü d’amur acés / Bütum gió un bigliétt da dés. / O mè caru e bun Gesü / mi sum chi a catál sü”. In particolare, come ci precisa Mombelli «questa preghiera storpiata rappresenta proprio l’ilarità che c’era in quei tempi. L’originale tutti la imparavano a memoria, ma ci si divertiva in questo modo, rivolgendosi ai santi sempre con rispetto, ma esprimendo i propri bisogni in maniera schietta e senza troppi fronzoli». Oppure, «chi non conosceva il latino modificava delle altre preghiere e, nel frattempo, prendeva in giro le persone dei comuni o delle frazioni vicine». Nel libro si può in effetti leggere uno scherno che prende ispirazione da una sequenza liturgica che veniva cantata in latino durante le messe di allora: ‘Dies irae, dies illa / inn tütt asan quii da Villa, / spécialment quii da Culdrée / inn tütt asan drizàa in péé’.
Nella raccolta, finita di stampare proprio nel giorno di San Martino – l’11 novembre –, ogni testo riportato è stato tradotto alla lettera «perché non sempre chi compra il libro parla il dialetto». Un compito reso difficile soprattutto nel capitolo dedicato alle tiritere e alle conte che «spesso sono dei nonsense, ma in dialetto hanno un suono sensato». In altri capitoli ci si può invece divertire leggendo rime sui propri nomi, come ‘Carlo, Carlo sciatarèll / che ga pias i tusan bèll / i tusan béi inn mia matt / da tö ul Carlo cumè un sciàtt’; oppure ci si può dilettare a trovare una risposta agli indovinelli proposti e scoprire che cosa ‘la va, la va / la tira dré la cà’.
Chi volesse scoprire qualche altra particolarità di questa pubblicazione – prima ancora di scrivere a della@massimiliano.com, telefonare al numero 091 647 29 73 o andare alla libreria Al Ponte di Mendrisio per acquistare una copia del libro –, martedì 26 novembre alle 20.15 potrà raggiungere la sala del Consiglio comunale di Stabio, dove si terrà la presentazione ufficiale. Per l’occasione saranno presenti i tre autori. Il ricavato delle vendite, tiene a sottolineare Mombelli, «anche quest’anno andrà ai progetti di Fra Martino a favore dei meno fortunati».
Al termine dell’incontro sarà offerto un bicchiere di vino e, dato il periodo prenatalizio, non mancherà anche una fetta di panettone in compagnia.