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‘Ul Masserun’ di Corteglia si racconta in un libro

Presentata l’opera che ripercorre la storia della masseria. L’edificio è in fase di ristrutturazione: i lavori dureranno ancora per un anno

Loredana Castioni Sisini con la curatrice del libro Ermanna Mazucchelli
(Ti-Press)
13 ottobre 2024
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Un porticato di sessanta metri in una piccola frazione non si trova ovunque. Soprattutto se ha una storia secolare. La masseria presente a Corteglia, attualmente in fase di restauro, ha aperto le porte questo sabato per mostrare i suoi pregiati angoli di architettura rurale. Questa iniziativa, che ha registrato il tutto esaurito, è stata il preludio alla presentazione del libro ‘Ul masserun di Garovi - storia plurisecolare di una corte lombarda’, a cura di Loredana Castioni Sisini ed Ermanna Mazzucchelli. «Siamo molto soddisfatti dell'evento – ci dice Castioni Sisini –. C'era oltre un centinaio di persone, tutte molto interessate, non ci aspettavamo una tale affluenza». Per comprendere meglio il passato e l’importanza di questo luogo, abbiamo intervistato chi la frequentava e l’attuale proprietario: Castioni Sisini e rispettivamente l’architetto Otto Krausbeck.

Una lunga storia di nobiltà

Nonostante Loredana Castioni Sisini abbia abitato a lungo nei pressi della Masseria, che dal 1914 è legata alla sua famiglia, l’attività di ricerca svolta assieme alla co-curatrice è stata lunga. «Ci sono voluti sei anni. Il lavoro è stato intenso perché siamo partiti dall’origine – ci spiega –. Le terre di Corteglia erano di proprietà di un signore longobardo di Pontegana e, alla sua morte, passarono tutte al Convento di Sant’Ambrogio di Milano, che a sua volta le diede in feudo alla famiglia Della Porta di Como. Infine, nel 1426, con una permuta di 225 tra terreni e immobili, tutto passò in mano alla famiglia Albricci, anch’essi di Como».

Dopo circa un secolo e mezzo, ecco che inizia il legame tra i Garovi e il ‘masserun’. «Questa famiglia era originaria di Cernobbio dove scorre il torrente Garovo (che sfocia a poca distanza dalla famosa villa d’Este, originariamente chiamata villa del Garovo, ndr). I Garovi si trasferirono a Bissone e proprio lì, grazie agli archivi del Patriziato, abbiamo trovato numerosi documenti legati a questa famiglia nobile di lapicidi, scultori e architetti. Nel capitolo del libro a loro dedicato, dato che esiste già una vasta letteratura sulle opere di questi ‘artisti del lago’, abbiamo indagato sulla loro figura di proprietari terrieri». Nei campi circostanti la masseria «coltivavano granturco, tabacco, patate e costruirono i primi vigneti di Corteglia».

Dagli speculatori ai massari

I discendenti di questa famiglia continuarono ad abitare e abbellire la struttura fino a quando, il 20 marzo 1875, morì l’ultimo discendente, lo scultore Zenone Garovi, molto legato alle tradizioni ecclesiastiche di Bissone. Da quell’anno, la proprietà passò prima all’avvocato Antonio Verda e poi a sua figlia Giuseppina, che sposò Felice Bellasi, membro di una delle famiglie più rinomate di Lugano dell’epoca, la quale stava acquistando quasi tutte le masserie del Mendrisiotto con il mero scopo speculativo di guadagnare dalle coltivazioni. Ed ecco infine l’entrata in scena della famiglia Sisini. Nel 1914, dopo generazioni di duro lavoro come massari, prima dei Garovi e poi dei Bellasi, riuscirono a comprare ‘ul masserun’. «Fino al 2001 – precisa Castioni Sisini –, mia suocera ha tramandato tutte le tradizioni e le informazioni di questa fattoria. Nei vent’anni successivi è invece diventata un deposito, ma, fortunatamente, nel 2021 non è arrivato uno speculatore, ma un architetto pronto a dare nuova vita allo stabile con un progetto con spazi dinamici».

‘Una delle logge più importanti’

Come ci precisa Krausbeck, a colpirlo è stata la funzionalità dell’edificio: «Le strutture storiche sono spesso costruite in modo lungimirante e, con il passare degli anni, l’uso degli spazi può variare – ci illustra l'architetto –. In questo caso, la grande stalla per le mucche può diventare un soggiorno, mentre la bigattiera grazie alle sue altezze importanti, diventerà uno studio». Per attuare queste modifiche sono necessari dei lavori e attualmente si trova in fase di cantiere: «Siamo all’incirca a metà dell’opera. Stiamo consolidando la struttura che appariva malmessa, ma già con i primi rilievi abbiamo trovato un edificio con una grande solidità. Abbiamo quindi ritenuto che non fosse necessario un restauro completo, ma solo lavori di manutenzione con tanti piccoli interventi per riportare l’edificio al suo assetto originale».

Sarà creata un'area di incontro

Una volta terminata, la masseria diventerà la dimora di Krausbeck, ma non solo. «Qui ci sarà il mio studio di architettura e metteremo a disposizione spazi per attività di ricerca o artistiche. Non sarà una piazza pubblica, ma il porticato, data la sua importante metratura, vogliamo che diventi un’area d’incontro, dove poter bere un caffè o lavorare all’esterno». Per vedere il lavoro terminato, conclude Otto Krausbeck, «bisognerà attendere la fine del 2025».