Mendrisiotto

‘Ha soffiato sulle fiamme e si è allontanato’

Pena ridotta di un mese in Appello al giovane che, nel 2017, ha causato un incendio nell'area della stazione di Mendrisio

La sentenza della Carp
(archivio Ti-Press)
7 ottobre 2024
|

Quello avvenuto alla stazione di Mendrisio nella serata del 28 aprile 2017 è stato un incendio intenzionale. Dopo la Corte delle Assise correzionali, la Corte di Appello e revisione penale (Carp) ha confermato il reato e condannato l'autore, 18enne all'epoca dei fatti, a 12 mesi sospesi per un periodo di prova di due anni. La pena è stata ridotta di un mese rispetto a quanto stabilito dal primo dibattimento. La Carp ha voluto tenere conto della giovane età al momento di quanto accaduto e del fatto che da allora il giovane non ha più avuto a che fare con la giustizia.

La sera dei fatti l'imputato, accompagnato da due amici d'infanzia, ha incendiato un contenitore di cartone colmo di carta posto sopra il distributore di giornali sul quale era posato un contenitore di polistirolo. Le fiamme hanno raggiunto un vicino distributore automatico di merendine e anche parte della facciata della stazione ferroviaria. I danni sono stati quantificati in oltre 11mila franchi. A fornire il susseguirsi degli eventi è stata una telecamera di sicurezza della stazione: dalla stessa è emerso che, dopo averla accesa, il giovane ha soffiato sulla fiamma per poi allontanarsi.

A presentare Appello, battendosi per il proscioglimento, sono stati il giovane e il suo legale, l'avvocato Niccolò Giovanettina. L'accusa è invece stata sostenuta dal procuratore pubblico Zaccaria Akbas. Durante il dibattimento in Appello, tenutosi nelle scorse settimane, la difesa ha sollevato due argomenti: la violazione del diritto di essere sentito dell'imputato (in occasione di un verbale davanti al procuratore le immagini della videosorveglianza che hanno ripreso quanto accaduto nell'area della stazione gli sarebbero state mostrate solo parzialmente) e l'interruzione del nesso di causalità per il successivo intervento di un coetaneo dell'imputato che avrebbe a sua volta soffiato sulle fiamme. Entrambe le tesi non sono state accolte dalla Corte presieduta dalla giudice Giovanna Roggero Will. La stessa ha infatti stabilito che le immagini della videosorveglianza, mostrate anche durante il primo dibattimento, erano agli atti e quindi a disposizione delle parti. Gli stessi filmati hanno dimostrato che quando l'imputato ha soffiato sulle fiamme, le stesse si sono rinvigorite e lui si è allontanato. I video non hanno permesso di confermare quanto sostenuto dal giovane, ovvero che l'amico stesse giocando con un accendino.

Leggi anche: