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Sul Monte San Giorgio fossili di insetti mai visti prima

Nel sito paleontologico Unesco sono stati scoperti 248 fossili risalenti a 239 milioni di anni fa. Fra di essi la più antica vespa mai ritrovata

Magnicapitixyela dilettae, uno degli esemplari ritrovati
(Fabio Magnani (Mcsn))
24 agosto 2024
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Uno dei più interessanti siti di fossili di insetti al mondo si trova in Ticino, più precisamente sul Monte San Giorgio. Ha suscitato grande interesse nel mondo accademico, lo studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Comuications Biology, riguardante l’importante scoperta di alcuni antenati degli insetti moderni: una blatta che custodisce le sue uova e la più antica vespa mai conosciuta, ma anche libellule e decine di altri insetti, sia terrestri che acquatici.

Questo è quanto scoperto dal gruppo di ricerca del Museo cantonale di storia naturale di Lugano (Mcsn), in collaborazione con Matteo Montagna, professore di entomologia generale dell’Università Federico II di Napoli, nello scavo condotto dallo stesso museo, tra il 2020 e il 2023, nei pressi del villaggio di Meride. «Avevamo già collaborato in passato con Matteo – spiega Fabio Magnani, che si occupa della preparazione paleontologica al Mcsn –, quando ancora collaborava con l’università di Milano».

Un’istantanea dal passato

Il ritrovamento è considerato un fermo immagine che arriva direttamente dal Triassico, con ben 248 fossili di insetti di decine di specie. Lo studio riporta di un ambiente brulicante di insetti che 239 milioni di anni fa esisteva dove oggi si trova il Monte San Giorgio: un sito di incredibile valore, tanto da essere iscritto nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco.

“È uno spaccato della comunità di insetti che popolava questo ecosistema: abbiamo sia gruppi acquatici che terrestri e tutti risalenti allo stesso periodo, in un intervallo di appena 2mila o 4mila anni – ha detto il professor Montagna all’Ansa –. I nuovi scavi hanno ora portato alla luce un’incredibile varietà di insetti, le cui dimensioni variano tra poco meno di 2 millimetri fino a 2,5 centimetri”.

Il professor Montagna fa riferimento anche al più antico esemplare di vespa mai rinvenuto, una Magnicapitixyela dilettae, e al fossile di una blatta, una femmina nella quale è ben visibile l’involucro che contiene le uova, detto ooteca, così come libellule, insetti acquatici come i tricotteri o terrestri come le cimici. «Già ad aprile avevamo pubblicato la scoperta di un nuovo genere di insetto – dice Magnani –, il primo esemplare completo di una famiglia ormai estinta, Merithone laetitiae. Questa volta invece abbiamo trovato il più antico esemplare di vespa xilofaga (che si nutre di legno, ndr.), oltre ad altri insetti molto importanti. Per esempio c’è un blattoideo che aveva un ovopositore, cosa che le blatte attuali non hanno, o ancora una delle più antiche larve di libellula, che tipicamente vivevano in acqua dolce, con la particolarità di essere stata ritrovata in un sito di depositi prevalentemente marini».

“Importante è anche la presenza di piccoli oggetti tondeggianti sull’addome di alcuni di questi insetti – ha proseguito Montagna – e sulla cui origine non ci sono ancora certezze. Potrebbero essere spore e, se questa ipotesi venisse confermata, sarebbe la più antica prova del coinvolgimento degli insetti nella dispersione dei pollini e del loro ruolo nell’impollinazione. I fossili sono stati trovati in tre aree vicine, su strati che corrispondono a periodi distanziati da poche migliaia di anni. Di fatto la loro scoperta si può considerare una sorta di foto istantanea di uno stesso momento dell’evoluzione”.

Un sito di importanza mondiale

“Queste scoperte – ha aggiunto Montagna – rappresentano un importante passo in avanti per la nostra comprensione dell’evoluzione degli insetti” e “permettono di aggiungere importanti tasselli nel ricostruire l’ambiente di quel periodo, poco dopo la grande estinzione di massa del Permiano che portò alla scomparsa di oltre l’80% delle specie marine, ben prima dalla comparsa dei primi mammiferi. Si riteneva che alcuni di questi insetti rinvenuti ora fossero scomparsi con l’estinzione del Permiano, ma i nuovi dati ci fanno comprendere come quel fenomeno fu molto meno drastico negli ambienti terrestri di quanto ritenuto finora e rivelano la grande resilienza di alcune specie”.

«Quello che di certo possiamo dire – conclude Magnani –, è che a questo punto, vista la quantità di esemplari ritrovati, il Monte San Giorgio si può considerare uno dei più importanti Fossillagerstätte (giacimento fossilifero a conservazione eccezionale, ndr.) a insetti del mondo».