Confermato l’arresto del 27enne accusato della morte di un 50enne nel suo appartamento di via Pestalozzi
Obbligo di risiedere stabilmente presso l’abitazione dei genitori a Chiasso, obbligo di presentarsi settimanalmente in polizia, obbligo di restare a casa durante la notte, obbligo di restare a disposizione del procuratore pubblico e della polizia, divieto di avvicinamento e di contatto verso la persona che aveva aggredito. Sono queste le misure sostitutive, apprese da laRegione, ordinate l’anno scorso dalla Corte dei reclami penali (Crp) per il 27enne cittadino somalo, domiciliato a Chiasso, arrestato venerdì scorso per l’assassinio di un 50enne cittadino svizzero nella sua abitazione di via Pestalozzi, a Chiasso. L’anno scorso l’uomo era stato arrestato per una delle due aggressioni, avvenute in tempi differenti, in una discoteca di Lugano: per questi fatti il procuratore pubblico Moreno Capella aveva disposto la carcerazione preventiva, accolta dal Gcp. La difesa aveva però interposto reclamo alla Crp, la quale aveva ritenuto le misure sostitutive sufficienti a evitare fuga, collusione e recidiva. Dopo questa sentenza e la chiusura dell’inchiesta, il procuratore pubblico lo ha rinviato a giudizio davanti a una corte delle Assise Criminali insieme ad altre tre persone. I precedenti del 27enne sono arrivati anche a Berna, con un'interpellanza presentata da Lorenzo Quadri (Lega).
L'arresto del 27enne è nel frattempo stato confermato. Il giudice dei provvedimenti coercitivi ha infatti confermato i tre mesi di carcerazione preventiva richiesti dal procuratore pubblico Zaccaria Akbas, il titolare dell'inchiesta. Nelle ultime ore gli inquirenti hanno continuato nel loro lavoro di raccolta di testimonianze e di analisi dei rilievi tecnici e scientifici effettuati in via Pestalozzi, sia nell'appartamento della vittima che nelle immediate vicinanze. Al momento non è ancora possibile stabilire con quante coltellate sia stato ucciso il 50enne – alcune voci raccolte che non hanno al momento trovato conferma, parlano di oltre una decina – e soprattutto quale sia il movente che ha portato il 27enne al fatto di sangue. Appare ormai chiaro che il contesto sia legato alle dipendenze della vittima e del suo aggressore, ma è ancora prematuro stabilire se alla base vi sia un movente economico. Indicazioni più precise arriveranno dopo gli accertamenti medico-legali in corso e che, tra gli altri, permetteranno di stabilire se i due protagonisti della vicenda avessero assunto droghe o alcol al momento dei fatti. L'inchiesta, dunque, continua. Le ipotesi di reato sono di assassinio, subordinatamente omicidio intenzionale.
L'allarme era scattato intorno alle 7 di venerdì scorso quando un uomo, poi risultato essere il 27enne somalo, è uscito da un appartamento con un coltello in mano dicendo a una passante di chiamare la polizia perché aveva ucciso un uomo. Le pattuglie che hanno raggiunto via Pestalozzi non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del 50enne. Il 27enne ha atteso l'arrivo della polizia seduto sul muretto della vicina chiesetta di Sant'Anna, dove gli agenti lo hanno ammanettato e preso in custodia. Nonostante la pioggia incessante, la raccolta di informazioni e testimonianze, così come i rilievi tecnico-scientifici e la ricerca di tracce forensi, sono iniziati subito. L'area subito transennata ha incluso anche il piazzale antistante alla citata chiesetta.
Il delitto della scorsa settimana ha inevitabilmente scosso la cittadina di confine. In molti hanno continuato – nei discorsi tra amici, nei supermercati, nei bar ma anche sui sociali – a ricordare il 50enne, un ex volontario della sezione chiassese dei City Angels, molto conosciuto a Chiasso per la sua attività di volontariato, ma anche per i problemi e le difficoltà che hanno accompagnato l'ultima parte della sua vita. Tra loro ci sono ‘Gli amici di Chiasso’ che, in una lettera pubblicata su ticinonews.ch, lo descrivono come “un uomo buono e fragile, sballottato da una disgrazia all’altra. Però non perdeva mai il suo sorriso. Quel sorriso dietro al quale, ahimè, celava il suo disagio”. Gli amici vanno oltre. “Se mi guardo attorno vedo molti come lui, angosciati, demoralizzati, rassegnati in un contesto sociale che gli rema contro. Sì, perché purtroppo a Chiasso in molti casi la disperazione si fonde con la delinquenza. E questo è sintomo di una grave malattia chiamata indifferenza. O forse paura? I cittadini da soli non possono fare null’altro che sperare in una presa di posizione da parte della politica. Bisogna smetterla di fare gli struzzi! È ora di tirar fuori la testa dalla sabbia affrontando una tematica tanto delicata quanto scomoda come quella della sicurezza”. Questo perché “quando un cittadino non si sente al sicuro significa che le autorità non stanno facendo il loro lavoro nel modo giusto”.