Alle Assise correzionali un 64enne del Mendrisiotto è stato ritenuto responsabile di truffa ripetuta per aver richiesto ‘crediti Covid’ non dovuti
Ha ingannato i funzionari del Cantone e la sua banca richiedendo ‘crediti Covid’ dopo aver fornito informazioni false. Ha ricevuto in totale oltre 230mila franchi in modo non lecito.
Alle Assise correzionali di Mendrisio, riunitesi a Lugano con una procedura di rito abbreviato, un imprenditore 64enne domiciliato nel Mendrisiotto è stato condannato dalla giudice Francesca Verda Chiocchetti a una pena detentiva di 22 mesi sospesi per un periodo di prova di due anni per truffa ripetuta, falsità in documenti ripetuta, infrazione alla Legge federale sull’Avs e contravvenzione alla Legge federale sull’Avs.
In particolare, il 64enne nel periodo tra marzo 2020 e aprile 2021, secondo l’accusa promossa dalla procuratrice pubblica Veronica Lipari, ha ingannato con astuzia i funzionari della Cassa cantonale contro la disoccupazione di Bellinzona indicando nei formulari per la richiesta dell’indennità per lavoro ridotto informazioni false e incomplete ottenendo un importo di oltre 140mila franchi e ha truffato anche la banca del quale è cliente chiedendo, sempre con informazioni false, una linea di ‘credito Covid-19’ pari a 90mila franchi. Oltre a ciò, sempre nel periodo pandemico, ha omesso di presentare la dichiarazione dei salari dei propri dipendenti e non ha pagato gli oneri sociali relativi all’Avs.
L’accusato, difeso dall’avvocato Andrea Sanna, ha ammesso i fatti e ha dichiarato alla giudice che «era un momento di difficoltà. In un primo momento però ho avuto paura di dover chiudere l’attività. Ora se dovesse ricapitare non lo rifarei, ho fatto degli errori, ma ora sono più attento alla contabilità». Per Verda Chiocchetti quanto detto in aula dal 64enne è una presa di coscienza dei suoi errori e pertanto ha confermato la condanna proposta anche dalla pp.