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Il m.a.x. museo apre le porte per l'Avvento: arte per tutti

Per la quarta edizione a Chiasso si espone un'opera natalizia uscita dal caveau grazie all'intesa stretta dal Comune con collezionisti privati

Esporre un’opera per Natale: a Chiasso ormai è una tradizione
(Ti-Press/Davide Agosta)
5 dicembre 2023
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‘L’arte è per tutti’. Keith Haring, esponente dell’arte popolare, ci credeva intensamente. Tanto da portare il suo talento per la strada. A volte anche un museo, però, può essere ‘pop’ e permettere al pubblico di entrare in contatto liberamente con un’opera. Magari una tela arrivata a noi direttamente dal XVI secolo. Da quattro anni ormai il m.a.x museo di Chiasso nell’imminenza del Natale spalanca le sue porte alla cittadinanza e dà modo di godere di un po’ di bellezza. Anno dopo anno, un dipinto dopo l’altro, i chiassesi (ma non solo) possono, infatti, vedere da vicino uno dei capolavori della storia dell’arte che ci introducono all’Avvento. Sarà così anche per queste festività.

A trovare un posto speciale nell’atrio del museo da venerdì scorso – e sino al 7 gennaio prossimo – è una grande tela a olio firmata da Aurelio Luini – figlio di Bernardino –, realizzata con la collaborazione del fratello Giovanni Pietro. Si tratta della ‘Madonna delle rose in trono’, parte di una collezione privata ticinese. Un’opera data 1570 circa, come ci fa notare Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del m.a.x.museo e dello Spazio Officina, «carica di significati» e che in un momento ci porta, quasi fosse una ‘macchina del tempo’, negli anni della Controriforma e di una Milano spagnola, piegata dalla crisi economica e pochi anni più tardi anche dalla peste.

‘Un compito dei musei!’

«Il compito dei musei – ci ricorda la direttrice – è far fruire la cultura e la bellezza». E l’ingresso del m.a.x museo appare come lo spazio ideale per introdurre la popolazione a «un luogo della cultura», rinnovando nel periodo dell’Avvento quella che è una tradizione per le istituzioni pubbliche. Non è un caso, d’altro canto, che Chiasso abbia inaugurato questo momento di riflessione e serenità in piena pandemia, nel 2020. Come non è casuale che avvenga nella cittadina di confine, sede di depositi d’arte. «Qui – chiarisce Nicoletta Ossanna Cavadini – troviamo anche un ‘museo sommerso’, tramite il quale è stato possibile creare un ponte e stringere un accordo di collaborazione che ci ha dato modo di contrattare dei collezionisti illuminati, disposti a lasciare una loro opera per un mese alla fruizione pubblica gratuita. Una modalità che la cittadinanza ha dimostrato di gradire molto».

Così facendo si è rafforzata, peraltro, quella sinergia tra pubblico e privato che il Municipio, come rimarca lo stesso sindaco Bruno Arrigoni, «spinge parecchio». Del resto, «l’arte vissuta da tutta la popolazione – ribadisce – è una iniziativa eccezionale».

Dai depositi all’atrio

È così che per il Natale 2023 si sono aperte, di nuovo, le porte del caveau d’arte della Olg International per farne uscire la ‘Madonna delle rose in trono’. Dipinto che il proprietario, l’architetto Michele Moser, grande collezionista, ha deciso di condividere con i chiassesi; e non è neppure la prima volta. «Per quale motivo l’ho fatto? Perché da sempre – ci spiega – sostengo che le opere d’arte se dovessero rimanere unicamente nei depositi, non avrebbero il loro vero valore. Non potrebbero essere messe a disposizione del pubblico». La sua, e quella della sua famiglia, è una vera passione che abbraccia le espressioni artistiche a tutto campo: dall’arte primitiva africana a Modigliani, passando per Rubens e, appunto, Aurelio Luini.

«Perché proprio Luini? Perché ci è geograficamente e umanamente vicino – motiva il collezionista –. Ha vissuto la Milano della Controriforma di San Carlo Borromeo. Ha partecipato all’Accademia dei Facchini della Val di Blenio. Infine, ricordando il padre Bernardino, dipinge una Madonna nel trono per una chiesa milanese, probabilmente questa Madonna. Chiesa che, distrutta pochi anni dopo, vede disperdere le sue opere, sino ad arrivare in un castello in Svezia, da dove proviene l’opera esposta a Chiasso. Ecco, quindi, che aver riportato dopo quattro secoli questo dipinto nella zona dei grandi laghi è stata per noi una grande soddisfazione».

Tra San Michele e San Bruno

In realtà c’è pure un motivo più ‘personale’ che lega il quadro al suo proprietario. È la presenza, sulla sinistra, di San Michele Arcangelo, il santo guerriero con la spada in una mano e la stadera (la bilancia), nell’altra, per pesare le anime. «Un San Michele – ammette – nel quale mi immedesimo». A ben vedere non è il solo rimando di questa tela: in effetti, la presenza di San Bruno, fa notare la direttrice degli spazi espositivi, non è consueta. Una coincidenza per il sindaco Arrigoni? Chissà.

E nel pieno della Controriforma

Sta di fatto che un dipinto può raccontarci molto di un artista e di un periodo storico. Restituendoci un passato che ci appartiene e che può in qualche modo dirci anche ciò che siamo oggi. È la «grammatica visiva», fa presente Ossanna Cavadini, armoniosa nelle forme e pregna di contenuti. Questa Madonna, come illustra ancora la direttrice, è stata dipinta in pieno clima controriformista – successivo al Concilio di Trento – dalla mano raffinata di un artista colto che si forma nella bottega d’arte di famiglia – che riceve molte committenze dall’ordine monastico dei frati certosini –, ammira Tiziano e fa incontri illustri. Si spiega così, infatti, la presenza dei due santi, come la scelta dei colori e l’uso della luce.

«Questa opera – rimarca ancora Nicoletta Ossana Cavadini – ha rigorosamente il verbo della controriforma attuato: la luce illumina e tange il viso di una Madonna giovane e umile, che volge il suo sguardo verso il basso e tiene il bambino Gesù tra le braccia. Bimbo che ha in una mano la rosa di colore rosa, simbolo del sacrificio divino, e nell’altra un rosario nero con un corallo, ed è la prefigurazione del sacrificio di Cristo. Il tutto, poi, è incorniciato da un roseto raffigurato in senso naturalistico, tanto che sembra di poterlo toccare».

E una visita all’atrio del m.a.x museo non regala solo l’incontro ravvicinato con un’opera d’arte, ma un salto in un passato da riscoprire.